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sabato, febbraio 01, 2014
Il rasoio di sicurezza - una piacevole scoperta
Dopo una vita che non scrivo alcun post approfitto di questo spazio per raccontare una delle mie ultime "passioni" (qualcuno le chiama, giustamente, ossessioni :P): la rasatura tradizionale, o wet shaving, come amano chiamarla gli esterofili.
Devo dire che il mio rapporto con la rasatura è sempre stato di profondo odio... Mi ha sempre fatto fatica dovermi radere, ma dal momento che la barba mi da noia è una cosa che ho dovuto fare... Il fatto di avere una pelle delicata, unito a quello di avere una barba che cresce abbastanza lentamente, mi ha permesso di ridurre questa attività a una sola rasatura settimanale, fatta comunque abbastanza controvoglia.
Fin da quando ho iniziato ho sempre utilizzato schiuma in bomboletta e rasoi multilama, con numero crescente di testine (ho perso il conto di quante siano oggi... Ogni volta che esce un rasoio nuovo sembra che il precedente sia una chiavica, e la Gillette ci ricorda che con una testina in meno la rasatura sarebbe uno schifo :P). L'utilizzo del multilama con la barba di qualche giorno faceva si che le testine avessero un consumo eccessivo. Già dopo la prima rasatura si sentivano le lame tagliare meno, e dopo due o tre barbe era d'obbligo sostituire la testina. La cosa, come potete immaginare, diventava molto dispendiosa, visti i prezzi a cui sono arrivate. In molti supermercati addirittura sono tenute in scaffali chiusi di plastica da cui se ne può prelevare solo uno alla volta, per evitare furti.. E spendere 15 euro per 4 testine è davvero troppo. L'utilizzo di rasoi usa e getta permetteva un notevole risparmio, ma al prezzo di irritazioni e tagli (oltre al fatto che con certi rasoi di bassa qualità me ne servivano due per ogni rasatura...)
Snervato da questa situazione e dal costo crescente delle testine, mi sono messo online alla ricerca di una soluzione, e sono approdato in blog e forum (su tutti L'arte del radersi e www.ilrasoio.com) dove si parlava di tornare a un metodo di rasatura più tradizionale, basato sull'utilizzo di pennello, sapone da barba e, soprattutto, un rasoio di sicurezza. Quest'ultimo è un tipo di rasoio che era molto in voga qualche anno fa, in cui la lametta è l'unica parte intercambiabile.
Tra i pregi di questo strumento c'è senza dubbio il costo: le lamette costano poco (se ne trovano di buona qualità a meno di 20 centesimi l'una) e durano per più rasature (ne ho fatte agevolmente anche tre o quattro...), quindi il risparmio è evidente. E' anche vero che per iniziare bisogna comprare un pennello e il rasoio, ma i costi sono comunque contenuti.
Personalmente ho iniziato con l'unico rasoio di sicurezza che ancora oggi si trova in alcuni supermercati, un Wilkinson Classic, manico nero e plasticoso, nella sua confezione gialla, in vendita a pochi euro. Mi sono poi procurato un pennello in setole di maiale, il mitico pennello Proraso (prodotto dall'italiana Omega, un sinonimo di qualità per i pennelli da barba) e un sapone da barba; anche qui sono andato sul classico Proraso in ciotola verde, italianissimo e con un ottimo rapporto qualità-prezzo (all'estero è molto apprezzato, e costa molto di più...). Con una spesa di una decina di euro, unita a una tazza da latte che ho riciclato come ciotola, ero pronto per iniziare! :)
La prima esperienza è stata positiva... L'utilizzo del rasoio è abbastanza intuitivo, anche se molto diverso dai multilama a cui siamo abituati. E' comunque molto difficile tagliarsi, almeno con rasoi come il Classic, adatti a principianti. E' anche vero che per ottenere una rasatura profonda serve un po' di pratica, ma ci stiamo lavorando :P
Pregi e Difetti
Personalmente sono molto soddisfatto della mia esperienza con la rasatura tradizionale :)
Il primo pregio che ho trovato è un indiscusso vantaggio economico. Come dicevo il costo delle lamette è molto basso, e anche il costo del rasoio e degli altri strumenti è contenuto. Sicuramente rispetto ai multilama il risparmio è notevole.
Un altro grosso vantaggio è che con questi rasoi non si è più legati ad utilizzare una sola marca di lamette, ma si ha accesso a prodotti di varie aziende. Sarà quindi possibile trovare quelle che, in combinazione con il proprio rasoio e con le proprie abitudini, risultano più adatte alla nostra pelle. E questo ci permetterà di ottenere una rasatura confortevole e senza irritazioni.
Se si è sensibili a tematiche ambientali inoltre è bene ricordare che l'uso del rasoio di sicurezza è più rispettoso dell'ambiente rispetto ai rasoi tradizionali, in quanto l'unico elemento che si butta è la lametta, e quindi non si ha nessuno scarto di plastica o altri materiali inquinanti.
Il vantaggio più importante, almeno per me, è stato però quello di recuperare la ritualità della rasatura, il dedicarsi un po' di tempo per se, piuttosto che dover assolvere a un obbligo. Il piacere di montare la schiuma, di provare un sapone, di sentire il rasoio e la lametta scorrere sulla pelle, rendono il momento della rasatura un piacere quotidiano e un'attività rilassante.
Se invece vogliamo elencare i difetti, il primo è sicuramente il tempo: sebbene con la pratica la cosa migliori, difficilmente si riuscirà a farsi la barba in maniera tradizionale così velocemente come con il multilama. Il tempo per la preparazione più un po' di tempo per almeno un paio di passate rendono il tutto sicuramente più lento che l'utilizzo della schiuma in bomboletta e del multilama.
Un secondo svantaggio è che comunque è necessaria un po' di tecnica per riuscire ad ottenere una rasatura profonda... Niente di trascendentale, ma le prime volte si perderà un po' di tempo per impratichirsi. Questa tecnica però ci permetterà di ottenere una rasatura più confortevole di quella del multilama, e di conoscere a fondo la nostra pelle e la nostra barba. E se poi si decide di tornare al multilama, la cosa tornerà comunque utile.
Per iniziare...
Se siete interessati a provare a radervi in questo modo vi servono:
Rasoio di sicurezza: personalmente, come ho scritto, ho iniziato con il Wilkinson Classic
, un rasoio dal costo di pochi euro e che si riesce a reperire nei supermercati. Rivolgendosi alla rete si riescono a trovare delle alternative paragonabili, sempre a prezzi ridotti (mi viene in mente il Gillette Rubie). Se poi si decide di fare un investimento più sostanzioso, con circa 30€ si può prendere un rasoio che andrà bene non solo per fare pratica, ma che vi durerà tutta la vita: Muhle R89, Merkur 34C o Edwin Jagger DE89L sono alcuni dei rasoi che spesso si consigliano sia ai neofiti che agli esperti in cerca di un rasoio robusto e performante.
Lamette: qualsiasi rasoio compriate, ci saranno una o più lamette incluse nella confezione. Il Wilkinson Classic viene accompagnato da 5 lamette Wilkinson Sword, buone per un novizio. Per altre lamette il suggerimento è guardare online. Nei negozi tradizionali non è facile trovare un buon assortimento, ma la rete ha offerte per tutti. Nei siti linkati sopra ci sono molti suggerimenti, tra cui ebay e amazon (soprattutto uk, non quello italiano), su dove trovare vasto assortimento e buoni prezzi. Un suggerimento che mi sento di dare è quello di comprare un sample pack, come questo: il costo è superiore a comprare un grosso pacco di lamette, ma vi permette di provarne di diversi tipi e di capire quale è più adatta a voi.
Pennello: i pennelli da barba sono principalmente con setole di origine animale. I più economici e diffusi sono quelli in setole di maiale (o cinghiale), mentre i più pregiati sono in setole di tasso. Ne esistono anche in setole di cavallo (che vengono prelevate tosando periodicamente gli animali sulla coda o sulla criniera. Esistono poi anche pennelli con setole sintetiche, che oggi cominciano a raggiungere standard qualitativi paragonabili a quelli tradizionali.
Per un principiante il mio consiglio è un pennello di maiale, che svolge egregiamente il proprio lavoro e ha un costo inferiore ai 10 euro, e si adatta a tutte le situazioni. Come già detto il mio primo pennello, venduto a marchio Proraso, è prodotto dalla Omega, azienda italiana produttrice del pennello da barbieri per eccellenza, l'Omega 48.
Sapone da barba: ce ne sono di moltissimi tipi, anche se anche per questi alcuni di trovano solo online. In quasi tutti i supermercati si trovano comunque la ciotola e il sapone in tubo della Proraso, almeno la versione verde. E quasi tutti iniziano con questa :)
Se non disturba il mentolo è sicuramente un'ottima scelta. Come già detto Proraso abbina un prezzo molto basso a una buona qualità. Altri saponi che si possono trovare nei supermercati sono il Palmolive in tubo, la ciotola Prep o Figaro o altri meno diffusi. Sono tutti saponi buoni e dal costo molto basso, con cui si pul iniziare senza problemi, prima di sperimentare quale ci piace di più.
Ciotola per la schiuma: la schiuma si può montare in ciotola o direttamente sul viso. Il montaggio in ciotola aiuta a regolarsi con la quantità d'acqua e a prendere dimestichezza con il pennello. Personalmente penso che non sia necessario comprarla: una tazza andrà più che bene per iniziare :)
Come vede quindi con una spesa paragonabile a un rasoio multilama o a una confezione di ricariche si può acquistare tutto l'armamentario necessario a provare la rasatura tradizionale... E secondo me ne vale davvero la pena! :)
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sabato, agosto 20, 2011
Fuerteventura, tra spiagge, mare, vento e .. capre!
Dopo poco meno di un’ora di traversata comoda a bordo del Fuerteventura Express partito da Playa Blanca siamo giunti a Corralejo, città che si trova sulla punta nord di Fuerteventura. Siamo andati alla ricerca dell’autonoleggio dove avevamo prenotato su internet, sempre con Cicar, ma dopo un po’ di vane ricerche in cui abbiamo comunque ammirato il bel molo pieno di locali siamo andati al punto informazioni, che ci ha indicato l’autonoleggio. Si trovava in un edificio accanto a dove eravamo sbarcati, ma dalla parte opposta -_-. Dopo il ritorno e una breve attesa siamo montati in macchina e partiti alla volta di Caleta de Fuste.
Dopo pochi chilometri ci siamo trovati a passare attraverso le splendide dune di Corralejo: la strada passa in mezzo a una distesa di sabbia, e mentre a sinistra la spiaggia, portata qui dal Sahara dai forti venti, declina verso il mare, a destra si stagliano delle enormi dune sabbiose. Ci siamo tornati un paio di giorni dopo, e lo spettacolo è incredibile. Si può passeggiare in mezzo al deserto e alle dune, circondati dal nulla, con lo sguardo che a perdita d’occhio vede solo sabbia e qualche piccolo arbusto di tanto in tanto. E tornando, dopo l’ultima duna, appare davanti agli occhi l’azzurro del mare. Davvero uno spettacolo unico.
Dopo 45 minuti di viaggio siamo giunti a Caleta de Fuste, e dopo aver preso contatto con il nostro bungalow (hotel Castillo Playa, prenotato come nostro solito su www.bookings.com) siamo andati a fare un giro e a rifornirci di cibo. Il paese è abbastanza piccolo, anche se presenta due zone commerciali in cui ci sono supermercati molto forniti (il mitico Hiperdino, che ci aveva fatto compagnia anche a Tenerife, e di cui ho riportato due buste per la spesa :P) e un po’ di locali e negozietti di souvenir (almeno uno anche abbastanza caratteristico, con oggetti un po’ particolari…). Nelle vicinanze, a non più i un chilometro, c’è anche un altro centro commerciale e un Mc Donald, oltre a un benzinaio, cosa che non è così frequente a Fuerte. Non che non ce ne siano, ma spesso se ci si muove nell’interno non se ne incontrano per decine di chilometri, e quindi è sempre utile avere una buona riserva di benzina nel serbatoio. Rischiare di rimanere senza carburante e trovarsi appiedati nel mezzo al nulla non è proprio un modo piacevole di trascorrere una vacanza.
La sera siamo andati anche a mangiare una coppa di gelato e a bere un cocktail e una birra. Qui si vede subito il tipo di clientela, visto che per 3 euro davano, in offerta, due birre da 33cl, non male J Se provavi ad ordinarne una ti guardavano strano :P E le facce rubizze degli altri avventori non davano l’idea di aver preso troppo sole. :P
Anche questo bungalow era molto carino, anche se un po’ vecchio come mobilio. La dotazione per la cucina era buona, anche se mancava un vero e proprio congelatore (c’era una ghiacciaia all’interno del frigorifero…); in compenso però c’era il colapasta ^_^. Il posto inoltre ha il grosso vantaggio di avere sempre parcheggio disponibile nei dintorni. In una settimana non abbiamo mai lasciato la macchina a più di 30 metri dall’ingresso (a parte all’arrivo, perché avevamo parcheggiato appena vista un’insegna, che però era sull’entrata dal retro, chiusa da un lucchetto :P).
Dopo aver finito il giro siamo andati sulla spiaggia di el Castillo, a Caleta de Fuste. La spiaggia è frequentata anche da famiglie con bambini, ma non è un granchè. Il bagnasciuga è molto ciottoloso, e il mare non è bello come in altre località. Il vantaggio è che, come detto, è molto tranquilla e non troppo ventosa, e la mattina anche da qui partono due dromedari per eventuali passeggiate sulla spiaggia J.
Il giorno successivo abbiamo fatto rotta verso sud, per fermarci prima a Costa Calma e poi andando verso Morro Jable.
Costa Calma è un insieme di spiagge in cui sono stati costruiti bei complessi e residence di lusso, vicinissimi al mare, circondati anche da qualche negozio e supermercato. Siamo arrivati nel primo pomeriggio, e la spiaggia era bella, anche se stretta (la marea era abbastanza alta) e molto affollata. E soprattutto il vento che c’era non aveva nulla di calmo!!!
La guida diceva che la spiaggia teneva fede al suo nome, e che soprattutto di mattina era poco ventosa, ma dopo quell’esperienza non abbiamo avuto il coraggio di riprovare.
Proseguendo verso sud siamo andati verso il Morro Jable, arrivando alla spiaggia di cui ci siamo proprio innamorati: Jandia Playa!!! Questa spiaggia è immensa e meravigliosa. E’ lunga qualche chilometro, e soprattutto di mattina è abbastanza deserta (come quasi tutte le spiagge di Fuerte e delle Canarie in generale, che iniziano a riempirsi da mezzogiorno). Il vento soffia, ma non è fastidioso come in altre zone. Il mare è meraviglioso, e si fonde in maniera splendida con l’azzurro del cielo e il riflesso dorato della sabbia, rendendo questo posto davvero magico! E l’acqua non è nemmeno troppo fredda!!!
Noi ci siamo fermati con la macchina in corrispondenza del Faro, non distante dallo scheletro della balenottera (un capodoglio lungo 16 metri) che si arenò anni fa, ormai senza vita, sulle spiagge di Costa Calma. Lungo la spiaggia si trovano moltissime attrezzature, da qualche ombrellone fino ai windsurf o ai catamarani noleggiabili. Tra la spiaggia e la strada c’è una zona cespugliosa abitata da una grossa comunità di scoiattoli, oltre che da qualche coniglio e qualche anatra. Inutile dire che io mi sono approvvigionato di noccioline americane da dare agli scoiattoli, in memoria di Londra :P Anche a un’estremità della spiaggia, sugli scogli di pietra lavica e con le tane nella parete rocciosa che costeggia l’estremità della spiaggia, ci sono moltissimi scoiattoli che vengono a mangiare sulla spiaggia, dalle mani dei turisti (mie in particolare :P). Percorrendo la spiaggia fino all’altra estremità, oltre a godere del panorama, si giunge in una zona in cui abbiamo visto un po’ di nudisti :P Era uno dei tratti più belli della spiaggia, però era quasi deserto, e dopo un po’ ci siamo resi conto del perché :P In fondo si arriva poi a una collinetta di sabbia (da cui dei ragazzi si buttavano giù con un piccolo “slittino” di plastica) e d’intorno residence e hotel. Questa è la parte più brutta (e forse più affollata) della spiaggia, con molti ciottoli e mare un po’ meno chiaro.
Siamo tornati in questa spiaggia altre due o tre volte, e un giorno ci siamo spinti fino all'estremo sud, a Punta Jandia. Partendo da Morro Jable inizia una strada sterrata di una ventina di chilometri (19 in realtà :P), piena di tornanti e immersa nel nulla, che porta alla punta estrema della penisola di Jandia. La strada è in buone condizioni per un tratto, in condizioni peggiori nei chilometri più vicini a Morro Jable. Alla fine si arriva a un villaggio di pescatori, Puerto de la Cruz (o "El Puertito", come lo chiamano qui, che nulla ha a che vedere con l'omonima località di Tenerife), un paesino di 20 anime in cui dice si mangi un pesce ottimo (ci sono tre ristoranti), e un chilometro più avanti al Faro di Jandia, in cui è presente anche un piccolo museo sulla penisola, con foto e lo scheletro di un cetaceo. E' presente anche un punto di ristoro, non sempre aperto. Da qui la vista sull'oceano è davvero bella, spazia sull'immensità azzurra del mare e sulle onde che si infrangono sulla scogliera. Passeggiando un po' si notano, verso la punta, una serie di cuori fatti dai turisti con i ciottoli scuri, nei quali sono scritti, sempre con i sassi, dei nomi. Ce ne sono centinaia, davvero curioso.
Nel complesso devo dire che arrivare qui non è agevole, anche se la vista è bella (anche se non di quelle imperdibili :P). Valutate voi se vale la pena andarci :D.
Un giorno siamo tornati a visitare Corralejo. La città è turistica, ma molto animata, e la lunga passeggiata che porta al porto è piena di negozi di souvenir e di vario genere. Al porto il molo è punteggiato di ristorantini caratteristici, in cui si mangia il "pescado" fresco. C'è anche una piccola spiaggia, e nonostante il porto il mare è davvero pulito e invitante. Qui abbiamo trovato gli artisti che scolpivano la sabbia.
Da qui siamo andati nella parte occidentale dell'isola, verso El Cotillo. Un tempo uno dei più importanti porti di Fuerte, oggi rimane poco dei fasti del passato . E' sempre presente una fortificazione, costruita nel 1700, a difesa del porto dai pirati. La Playa del Castillo (omonima di quella, completamente diversa, di Caleta de Fuste) è molto bella, ma frequentata soprattutto da surfisti, visto il forte vento e le frequenti onde alte fino a sei metri. La balneazione è sconsigliata. Ci siamo quindi spinti un po' a nord verso le cosiddette "Caletillas", delle piccole baie separate una dall'altra da colate laviche, in cui la spiaggia è bianca e l'acqua pulita, anche se subito molto profonda, in cui comunque è possibile fare un bel bagno, stando non troppo lontani da riva.
Dopo esserci scottati (principalmente andando a giro per Corralejo -_-) abbiamo deciso, per una giornata, di non prendere il sole, e siamo stati a a Oasis Park, un parco naturale in cui si ritrova la più grande riserva/allevamento di dromedari d'Europa. Il parco è una copia, più piccola, del "Loro Parque" di Tenerife, e offre, oltre alle visite agli animali, spettacoli di vario tipo: rettili (si possono accarezzare serpenti e piccoli coccodrilli, che però sono tenuti in condizioni pessime per tutta la durata degli spettacoli, poverini), leoni marini, pappagalli e uccelli rapaci (che purtroppo non abbiamo visto). Altra particolarità del parco è quella di avere un po' di animali che circolano liberamente nel percorso fatto dai visitatori, come qualche lemure e un bel po' di uccelli. Nel complesso i 24 euro dell'ingresso sono spesi bene, essendo eventualmente incluso anche il trasferimento in bus dalle principali città. Se andate in macchina, il parcheggio è gratuito. Anche all'interno del parco, al costo di 10 euro è possibile fare un'escursione a dorso di dromedario, che passa dalla parte alta del parco, tra elefanti e dromedari, per arrivare nei pressi del giardino botanico (incluso nel biglietto, ma che non abbiamo visto..).
Tornando indietro ci siamo fermati a Puerto del Rosario, capitale dell'isola. Questa città non presenta grosse attrattive, se si esclude una piccola zona pedonale con qualche negozio. Ma la vera attrattiva è il centro commerciale Las Rotondas, centro commerciale moderno in cui c'è un grosso Hiperdino e 4 piani (non grossissimi, ma pur sempre 4) di negozi dei migliori marchi spagnoli e internazionali: Bershka, H&M, Pool & Bear, C&A, Stradivarius, New Yorker, ecc.C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Poco a sud della città c'è un'ampia spiaggia, Playa Blanca, in cui non sono presenti strutture. La spiaggia non è certo al livello di quelle del sud, ma è comunque gradevole, anche se ci siamo stati quando il tempo era brutto e c'erano solo persone a fare surf. Il mare era molto mosso, e un cartello segnalava bene il divieto di balneazione, anche se alcuni turisti tedeschi si buttavano allegramente in acqua con due bimbi piccoli… Mah!
Il giorno dopo abbiamo visitato Betancuria, la vecchia capitale in mezzo ai monti in cui anticamente si rifugiavano gli abitanti per difendersi dagli attacchi dei pirati. La cittadina è carina e molto caratteristica, pienissima di negozietti di souvenir che vendono tutti i prodotti tipici: prodotti all’Aloe, ronmiel (/un misto di rum e miele, buonissimo), liquore alla banana e al cactus, gofio, mojo e soprattutto l’immancabile “Queso de Cabra”, il vero protagonista delle tavole di Fuerteventura (o almeno dei negozi di alimentari). Una delle poche attività non turistiche di quest’isola è infatti l’allevamento delle capre, da cui si ricava questo ottimo formaggio (che ho utilizzato per una gustosa ricetta), in molte varianti. Curado, SemiCurado, Fresco (a seconda della stagionatura) o mescolato ad altri ingredienti (piccante piuttosto che al Gofio). In ogni caso le capre sono tra le indiscusse protagoniste di Fuerte, tanto che anche il marchio di abbigliamento proprio dell’isola ha come protagonista una capra.
L’ultimo giorno, dopo essere stati nuovamente a Jandia Playa, ci siamo fermati a Sotavento, e per la precisione a Playa Barca. Qui abbiamo visto una immensa distesa di palloni da Kitesurf che si stagliavano in cielo… In quei giorni iniziavano infatti i mondiali di windsurf e kitesurf, e su tutta l’isola erano presenti manifesti ed eventi legati a questo. Su alcune spiagge avevano addirittura montato dei maxischermi su cui vedere le evoluzioni degli atleti. Anche Playa Barca è davvero molto bella, molto larga e lunga, e sullo sfondo si vedono i monti rossastri caratteristici dell’isola. Anche qui, però, il bagno è fortemente sconsigliato, e il vento è davvero fastidioso. E’ bella da vedere, ma non ci andrei a passarci più del tempo di qualche foto :P.
Il giorno della partenza abbiamo lasciato la macchina direttamente all'aeroporto (soluzione davvero molto comoda), molto vicino a Caleta, e dopo l'immancabile stress per la pesa dei bagagli, ci siamo imbarcati verso Pisa, salutando Fuerte e le Canarie.
L'isola è davvero selvaggia e desertica, con spettacoli naturali e spiagge incontaminate. Il sud è davvero bello, e merita sicuramente una visita accurata per una vacanza all'insegna della tintarella e del mare, mentre del nord imperdibili sono le dune. Il vento c'è ed è forte, anche se spesso sopportabile, almeno in alcune zone. Sicuramente una meta da consigliare.
Dopo pochi chilometri ci siamo trovati a passare attraverso le splendide dune di Corralejo: la strada passa in mezzo a una distesa di sabbia, e mentre a sinistra la spiaggia, portata qui dal Sahara dai forti venti, declina verso il mare, a destra si stagliano delle enormi dune sabbiose. Ci siamo tornati un paio di giorni dopo, e lo spettacolo è incredibile. Si può passeggiare in mezzo al deserto e alle dune, circondati dal nulla, con lo sguardo che a perdita d’occhio vede solo sabbia e qualche piccolo arbusto di tanto in tanto. E tornando, dopo l’ultima duna, appare davanti agli occhi l’azzurro del mare. Davvero uno spettacolo unico.
Dopo 45 minuti di viaggio siamo giunti a Caleta de Fuste, e dopo aver preso contatto con il nostro bungalow (hotel Castillo Playa, prenotato come nostro solito su www.bookings.com) siamo andati a fare un giro e a rifornirci di cibo. Il paese è abbastanza piccolo, anche se presenta due zone commerciali in cui ci sono supermercati molto forniti (il mitico Hiperdino, che ci aveva fatto compagnia anche a Tenerife, e di cui ho riportato due buste per la spesa :P) e un po’ di locali e negozietti di souvenir (almeno uno anche abbastanza caratteristico, con oggetti un po’ particolari…). Nelle vicinanze, a non più i un chilometro, c’è anche un altro centro commerciale e un Mc Donald, oltre a un benzinaio, cosa che non è così frequente a Fuerte. Non che non ce ne siano, ma spesso se ci si muove nell’interno non se ne incontrano per decine di chilometri, e quindi è sempre utile avere una buona riserva di benzina nel serbatoio. Rischiare di rimanere senza carburante e trovarsi appiedati nel mezzo al nulla non è proprio un modo piacevole di trascorrere una vacanza.
La sera siamo andati anche a mangiare una coppa di gelato e a bere un cocktail e una birra. Qui si vede subito il tipo di clientela, visto che per 3 euro davano, in offerta, due birre da 33cl, non male J Se provavi ad ordinarne una ti guardavano strano :P E le facce rubizze degli altri avventori non davano l’idea di aver preso troppo sole. :P
Anche questo bungalow era molto carino, anche se un po’ vecchio come mobilio. La dotazione per la cucina era buona, anche se mancava un vero e proprio congelatore (c’era una ghiacciaia all’interno del frigorifero…); in compenso però c’era il colapasta ^_^. Il posto inoltre ha il grosso vantaggio di avere sempre parcheggio disponibile nei dintorni. In una settimana non abbiamo mai lasciato la macchina a più di 30 metri dall’ingresso (a parte all’arrivo, perché avevamo parcheggiato appena vista un’insegna, che però era sull’entrata dal retro, chiusa da un lucchetto :P).
Dopo aver finito il giro siamo andati sulla spiaggia di el Castillo, a Caleta de Fuste. La spiaggia è frequentata anche da famiglie con bambini, ma non è un granchè. Il bagnasciuga è molto ciottoloso, e il mare non è bello come in altre località. Il vantaggio è che, come detto, è molto tranquilla e non troppo ventosa, e la mattina anche da qui partono due dromedari per eventuali passeggiate sulla spiaggia J.
Il giorno successivo abbiamo fatto rotta verso sud, per fermarci prima a Costa Calma e poi andando verso Morro Jable.
Costa Calma è un insieme di spiagge in cui sono stati costruiti bei complessi e residence di lusso, vicinissimi al mare, circondati anche da qualche negozio e supermercato. Siamo arrivati nel primo pomeriggio, e la spiaggia era bella, anche se stretta (la marea era abbastanza alta) e molto affollata. E soprattutto il vento che c’era non aveva nulla di calmo!!!
La guida diceva che la spiaggia teneva fede al suo nome, e che soprattutto di mattina era poco ventosa, ma dopo quell’esperienza non abbiamo avuto il coraggio di riprovare.
Proseguendo verso sud siamo andati verso il Morro Jable, arrivando alla spiaggia di cui ci siamo proprio innamorati: Jandia Playa!!! Questa spiaggia è immensa e meravigliosa. E’ lunga qualche chilometro, e soprattutto di mattina è abbastanza deserta (come quasi tutte le spiagge di Fuerte e delle Canarie in generale, che iniziano a riempirsi da mezzogiorno). Il vento soffia, ma non è fastidioso come in altre zone. Il mare è meraviglioso, e si fonde in maniera splendida con l’azzurro del cielo e il riflesso dorato della sabbia, rendendo questo posto davvero magico! E l’acqua non è nemmeno troppo fredda!!!
Noi ci siamo fermati con la macchina in corrispondenza del Faro, non distante dallo scheletro della balenottera (un capodoglio lungo 16 metri) che si arenò anni fa, ormai senza vita, sulle spiagge di Costa Calma. Lungo la spiaggia si trovano moltissime attrezzature, da qualche ombrellone fino ai windsurf o ai catamarani noleggiabili. Tra la spiaggia e la strada c’è una zona cespugliosa abitata da una grossa comunità di scoiattoli, oltre che da qualche coniglio e qualche anatra. Inutile dire che io mi sono approvvigionato di noccioline americane da dare agli scoiattoli, in memoria di Londra :P Anche a un’estremità della spiaggia, sugli scogli di pietra lavica e con le tane nella parete rocciosa che costeggia l’estremità della spiaggia, ci sono moltissimi scoiattoli che vengono a mangiare sulla spiaggia, dalle mani dei turisti (mie in particolare :P). Percorrendo la spiaggia fino all’altra estremità, oltre a godere del panorama, si giunge in una zona in cui abbiamo visto un po’ di nudisti :P Era uno dei tratti più belli della spiaggia, però era quasi deserto, e dopo un po’ ci siamo resi conto del perché :P In fondo si arriva poi a una collinetta di sabbia (da cui dei ragazzi si buttavano giù con un piccolo “slittino” di plastica) e d’intorno residence e hotel. Questa è la parte più brutta (e forse più affollata) della spiaggia, con molti ciottoli e mare un po’ meno chiaro.
Siamo tornati in questa spiaggia altre due o tre volte, e un giorno ci siamo spinti fino all'estremo sud, a Punta Jandia. Partendo da Morro Jable inizia una strada sterrata di una ventina di chilometri (19 in realtà :P), piena di tornanti e immersa nel nulla, che porta alla punta estrema della penisola di Jandia. La strada è in buone condizioni per un tratto, in condizioni peggiori nei chilometri più vicini a Morro Jable. Alla fine si arriva a un villaggio di pescatori, Puerto de la Cruz (o "El Puertito", come lo chiamano qui, che nulla ha a che vedere con l'omonima località di Tenerife), un paesino di 20 anime in cui dice si mangi un pesce ottimo (ci sono tre ristoranti), e un chilometro più avanti al Faro di Jandia, in cui è presente anche un piccolo museo sulla penisola, con foto e lo scheletro di un cetaceo. E' presente anche un punto di ristoro, non sempre aperto. Da qui la vista sull'oceano è davvero bella, spazia sull'immensità azzurra del mare e sulle onde che si infrangono sulla scogliera. Passeggiando un po' si notano, verso la punta, una serie di cuori fatti dai turisti con i ciottoli scuri, nei quali sono scritti, sempre con i sassi, dei nomi. Ce ne sono centinaia, davvero curioso.
Nel complesso devo dire che arrivare qui non è agevole, anche se la vista è bella (anche se non di quelle imperdibili :P). Valutate voi se vale la pena andarci :D.
Un giorno siamo tornati a visitare Corralejo. La città è turistica, ma molto animata, e la lunga passeggiata che porta al porto è piena di negozi di souvenir e di vario genere. Al porto il molo è punteggiato di ristorantini caratteristici, in cui si mangia il "pescado" fresco. C'è anche una piccola spiaggia, e nonostante il porto il mare è davvero pulito e invitante. Qui abbiamo trovato gli artisti che scolpivano la sabbia.
Da qui siamo andati nella parte occidentale dell'isola, verso El Cotillo. Un tempo uno dei più importanti porti di Fuerte, oggi rimane poco dei fasti del passato . E' sempre presente una fortificazione, costruita nel 1700, a difesa del porto dai pirati. La Playa del Castillo (omonima di quella, completamente diversa, di Caleta de Fuste) è molto bella, ma frequentata soprattutto da surfisti, visto il forte vento e le frequenti onde alte fino a sei metri. La balneazione è sconsigliata. Ci siamo quindi spinti un po' a nord verso le cosiddette "Caletillas", delle piccole baie separate una dall'altra da colate laviche, in cui la spiaggia è bianca e l'acqua pulita, anche se subito molto profonda, in cui comunque è possibile fare un bel bagno, stando non troppo lontani da riva.
Dopo esserci scottati (principalmente andando a giro per Corralejo -_-) abbiamo deciso, per una giornata, di non prendere il sole, e siamo stati a a Oasis Park, un parco naturale in cui si ritrova la più grande riserva/allevamento di dromedari d'Europa. Il parco è una copia, più piccola, del "Loro Parque" di Tenerife, e offre, oltre alle visite agli animali, spettacoli di vario tipo: rettili (si possono accarezzare serpenti e piccoli coccodrilli, che però sono tenuti in condizioni pessime per tutta la durata degli spettacoli, poverini), leoni marini, pappagalli e uccelli rapaci (che purtroppo non abbiamo visto). Altra particolarità del parco è quella di avere un po' di animali che circolano liberamente nel percorso fatto dai visitatori, come qualche lemure e un bel po' di uccelli. Nel complesso i 24 euro dell'ingresso sono spesi bene, essendo eventualmente incluso anche il trasferimento in bus dalle principali città. Se andate in macchina, il parcheggio è gratuito. Anche all'interno del parco, al costo di 10 euro è possibile fare un'escursione a dorso di dromedario, che passa dalla parte alta del parco, tra elefanti e dromedari, per arrivare nei pressi del giardino botanico (incluso nel biglietto, ma che non abbiamo visto..).
Tornando indietro ci siamo fermati a Puerto del Rosario, capitale dell'isola. Questa città non presenta grosse attrattive, se si esclude una piccola zona pedonale con qualche negozio. Ma la vera attrattiva è il centro commerciale Las Rotondas, centro commerciale moderno in cui c'è un grosso Hiperdino e 4 piani (non grossissimi, ma pur sempre 4) di negozi dei migliori marchi spagnoli e internazionali: Bershka, H&M, Pool & Bear, C&A, Stradivarius, New Yorker, ecc.C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Poco a sud della città c'è un'ampia spiaggia, Playa Blanca, in cui non sono presenti strutture. La spiaggia non è certo al livello di quelle del sud, ma è comunque gradevole, anche se ci siamo stati quando il tempo era brutto e c'erano solo persone a fare surf. Il mare era molto mosso, e un cartello segnalava bene il divieto di balneazione, anche se alcuni turisti tedeschi si buttavano allegramente in acqua con due bimbi piccoli… Mah!
Il giorno dopo abbiamo visitato Betancuria, la vecchia capitale in mezzo ai monti in cui anticamente si rifugiavano gli abitanti per difendersi dagli attacchi dei pirati. La cittadina è carina e molto caratteristica, pienissima di negozietti di souvenir che vendono tutti i prodotti tipici: prodotti all’Aloe, ronmiel (/un misto di rum e miele, buonissimo), liquore alla banana e al cactus, gofio, mojo e soprattutto l’immancabile “Queso de Cabra”, il vero protagonista delle tavole di Fuerteventura (o almeno dei negozi di alimentari). Una delle poche attività non turistiche di quest’isola è infatti l’allevamento delle capre, da cui si ricava questo ottimo formaggio (che ho utilizzato per una gustosa ricetta), in molte varianti. Curado, SemiCurado, Fresco (a seconda della stagionatura) o mescolato ad altri ingredienti (piccante piuttosto che al Gofio). In ogni caso le capre sono tra le indiscusse protagoniste di Fuerte, tanto che anche il marchio di abbigliamento proprio dell’isola ha come protagonista una capra.
L’ultimo giorno, dopo essere stati nuovamente a Jandia Playa, ci siamo fermati a Sotavento, e per la precisione a Playa Barca. Qui abbiamo visto una immensa distesa di palloni da Kitesurf che si stagliavano in cielo… In quei giorni iniziavano infatti i mondiali di windsurf e kitesurf, e su tutta l’isola erano presenti manifesti ed eventi legati a questo. Su alcune spiagge avevano addirittura montato dei maxischermi su cui vedere le evoluzioni degli atleti. Anche Playa Barca è davvero molto bella, molto larga e lunga, e sullo sfondo si vedono i monti rossastri caratteristici dell’isola. Anche qui, però, il bagno è fortemente sconsigliato, e il vento è davvero fastidioso. E’ bella da vedere, ma non ci andrei a passarci più del tempo di qualche foto :P.
Il giorno della partenza abbiamo lasciato la macchina direttamente all'aeroporto (soluzione davvero molto comoda), molto vicino a Caleta, e dopo l'immancabile stress per la pesa dei bagagli, ci siamo imbarcati verso Pisa, salutando Fuerte e le Canarie.
L'isola è davvero selvaggia e desertica, con spettacoli naturali e spiagge incontaminate. Il sud è davvero bello, e merita sicuramente una visita accurata per una vacanza all'insegna della tintarella e del mare, mentre del nord imperdibili sono le dune. Il vento c'è ed è forte, anche se spesso sopportabile, almeno in alcune zone. Sicuramente una meta da consigliare.
Lanzarote, paradiso lunare
Lanzarote è la quarta isola, come dimensione, dell’arcipelago delle Isole Canarie, la più piccolo tra quelle solitamente frequentate da turisti stranieri e più densamente abitate (Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura e, appunto, Lanzarote; le altre tre isole maggiori, La Palma, El Hierro e La Gomera, iniziano comunque oggi ad essere scoperte anche dai non residenti…).
E’ un’isola davvero caratteristica e particolare, che vale davvero la pena di essere visitata e vissuta!
Il clima è mite, come nelle altre isole canarie, e il caldo è sempre mitigato da forti venti, a volte accompagnati dalla sabbia del deserto sahariano.
Appena scesi dall’aereo, lo spettacolo è incredibile: sembra di essere atterrati su un altro pianeta! Il paesaggio è colorato di rosso e di nero, e dalle distese di ciottoli di pietra lavica spuntano ordinati i cactus e le palme, che adornano le rotonde e le strade dell’isola. In pochi minuti di taxi dall’aeroporto siamo arrivati a Puerto del Carmen, dove abbiamo alloggiato.
L’appartamento (Apartamentos Las Palmeras) si trova vicinissimo al mare, ed è molto carino e curato. Dopo aver sistemato le cose siamo andati a fare un giro per procacciarci i primi rifornimenti e dare un occhio alla città. Sul lungomare ci sono molti negozi di souvenir (che però sembrano fatti in serie, tutti con gli stessi oggetti…) e un bel po’ di locali di vario genere, dai ristoranti etnici a quelli di cucina tipica (almeno stando alle insegne :P). Non abbiamo trovato subito un supermercato (che poi abbiamo scoperto essere vicinissimo all’hotel, ma in una strada parallela a quella da noi fatta), ma abbiamo trovato comunque di che rifocillarsi.
L’impatto con la spiaggia è stato subito molto positivo: Playa Grande (così si chiama la spiaggia di Puerto del Carmen) è una lunga distesa di spiaggia sabbiosa, con possibilità anche di noleggiare lettini, ombrelloni e pedalò… Ci ha subito colpito la tranquillità di questa spiaggia, soprattutto la mattina, quando fino a mezzogiorno la spiaggia è semi deserta, il vento meno insistente, e il mare comunque splendido, calmo e trasparente. Nel pomeriggio la spiaggia è un po’ più affollata, anche se non ha niente a che vedere con quelle a cui siamo abituati noi fiorentini in Versilia.
Il secondo giorno ci siamo spinti, a piedi, al confinante Los Pocillos e all’omonima spiaggia, a cui si arriva semplicemente seguendo il lungomare. La spiaggia è bella, ma non riparata dai venti, che sollevano la sabbia e disturbano anche se si sta distesi o seduti sulla spiaggia stessa. Dopo non molto tempo ci siamo quindi decisi a tornare alla nostra Playa Grande.
Dal terzo giorno abbiamo ritirato l’auto che avevamo noleggiato con Cicar direttamente dall’Italia. Il prezzo era di poco superiore ai 100 euro per 4 giorni, tutto incluso e soprattutto senza alcuna franchigia per l’assicurazione. A posteriori l’isola è piena di autonoleggi locali che si fanno concorrenza, e quindi forse si riesce a risparmiare qualcosa prenotando in loco, ma non sono molti quelli che offrono franchigia nulla (anzi, non ne ho visti nessuno, o almeno nessuno la pubblicizzava… tenete conto che però, avendo già prenotato, non abbiamo cercato tanto).
L’esperienza con Cicar (che abbiamo utilizzato anche a Fuerteventura) è stata abbastanza positiva: tutte e due le volte avevamo prenotato una Opel Corsa del 2011, e ci hanno dato due Opel Astra, una Diesel e una Benzina, entrambe con quasi 100000 km ma in buono stato (anche se con qualche piccolo difetto in una guarnizione dello sportello posteriore la prima e con il paraurti frontale danneggiato la second). La benzina poi costa circa 1 euro, con il diesel che va intorno a 0.9, quindi rispetto a fare il pieno in Italia si risparmia un bel po’… Sarà per questo che tra due isole, in 12 giorni, abbiamo fatto 1700km? :P
Con l’auto ci siamo recati subito ad Arrecife, capitale dell’isola. E’ una città vera e propria, molto meno turistica rispetto alle altre località sulla costa, ma ha comunque qualche cosa di interessante da vedere: il castello di San Gabriel era una fortezza raggiungibile con un camminamento in pietra sull’acqua dalla terraferma (interrompibile mediante un ponte levatoio) da cui la città veniva tenuta sotto controllo dalle invasioni di eventuali aggressori. Un altro gioiello della città, che però abbiamo scoperto solo l’ultimo giorno, quando ci siamo tornati, è Playa de Reducto, spiaggia dalla sabbia bianca molto bella e riparata, in cui il mare, nel pomeriggio, si ritira e lascia una lunga striscia di bagnasciuga con acqua bassa, in cui potersi stendere e rilassarsi. Ovviamente il tutto con l’acqua cristallina e la sabbia chiara tipica di quest’isola.
Sempre ad arrecife merita una visita anche El Charco, una zona in cui il mare rientra verso il centro della città formando una laguna attorno a cui sono presenti qualche ristorante e un paio di locali.
Qui abbiamo scoperto una cosa tipica delle Canarie, che nei posti turistici non si avverte: alle 14 i negozi chiudono, ed inizia la siesta, che solitamente dura fino alle 17. E non viene fatta solo dai piccoli esercizi, ma anche dai centri commerciali e dai grandi supermercati. Questo rende ovviamente un po’ più complesso trovare qualcosa da fare nelle ore più calde della giornata, quando è sconsigliabile stare sulla spiaggia, ma è una prerogativa delle zone non turistiche, quindi non crea troppi problemi.
La Fundacion Cesar Manrique è diventataun museo dopo la morte dell'artista, che ha perso la vita nel 1992 a seguito di un incidente stradale. Manrique ha influenzato tutta l'architettura e l'urbanistica dell'isola (fa eccezione la sola Arrecife) e questa casa rappresenta il sunto della sua opera e della sua idea. Tutto qui è forma e integrazione con la natura e con l'ambiente circostante, qui le pareti bianche contrastano con il rosso e il nero del paesaggio vulcanico, e i giochi d'acqua rendono il posto magico. Contrariamente all'impressione che avevo avuto vedendo i lavori di Gaudì a Barcellona, questa casa è molto funzionale, si vede che tutto, oltre che come espressione artistica, è studiato per essere vissuto, non solo visto, dal barbecue ai divani, al laghettocon una piccola cascata. Tutti gli ambienti di origine vulcanica sono stati, nel sotterraneo, trasformati in stanze che valgono davvero la pena di essere viste.
Il giorno successivo, mentre tornavamo verso Puerto del Carmen, ci siamo fermati a Puerto Calero, pasino vicino in cui attraccano yacht e grosse barche che vengono a visitare l'isola. Si ha un grazioso pontile, costeggiato da deliziosi ristorantini di pesce e da eleganti negozietti, e le grosse barche fanno bella mostra di se. L'acqua, a dispetto del porto, è chiara e frequentata da grossi branchi di pesci. Ovviamente non è Montecarlo, ma è lo stesso una passeggiata gradevole :)
La seconda località turistica dell'isola, dopo Puerto del Carmen, è Costa Teguise. A pochi chilometri da Arrecife, anche questa località è piena di negozi e locali tra cui passeggiare. E' formata da 5 spiagge sabbiose molto grandi e spaziose, anche se a mio parere più brutte di Playa Grande.
Il venerdì sera si tiene a Costa Teguise un mercatino dell'artigianato abbastanza carino, e la piazza e le strade circostanti si popolano di turisti e di locali aperti fino a tardi. Il consiglio però è di non indugiare troppo nello shopping, perché l'isola offre altre occasioni a prezzi migliori la domenica mattina, quando si tiene il mercato di Teguise : questo mercato è davvero grande, e richiama turisti e visitatori locali da ogni parte dell'isola (e vengono addirittura organizzati dei tour dalla vicina Fuerteventura). Se arrivate in macchina, come noi, potete parcheggiare in uno dei tanti posteggi disponibili a pagamento (un paio di euro per tutta la mattinata) e poi tuffarvi in mezzo a banchi e banchetti. Qui si trovano gioielli e bigiotteria (soprattutto dell'onnipresente pietra lavica e di Olivina, tipica pietra di Lanzarote), artigianale o meno, prodotti tipici per il corpo all'Aloe (dal burro di cacao alle creme, ai saponi), magliette e souvenir vari, oltre che cibo a tanto altro. Gli abitanti locali organizzano anche piccole bande che suonano musica di Lanzarote, vestiti nei caratteristici abiti di queste isole. Un'esperienza da non perdere!
Devo dire che noi abbiamo davvero apprezzato lo shopping in questo mercato: prezzi bassi, ottima scelta e prodotti caratteristici!
Ma l'attrazione che più di tutte ci ha colpito è stata il "Jameos de Agua": un Jameos è un tunnel (in questo caso di origine vulcanica) il cui tetto è crollato, lasciandolo a cielo aperto. In questo tunnel la particolarità è che il tetto è crollato solo in parte, e nella parte intatta c'è una splendida pozza d'acqua davvero suggestiva. Non appena si scendono gli scalini ci si trova di fronte a questa grotta piena di acqua cristallina, davvero suggestiva! Attraversando il piccolo passaggio accanto alla pozza d'acqua lo spettacolo è suggestivo. In
questa pozza vive una specie di piccolo granchio unica al mondo, minacciata purtroppo dall'inciviltà delle persone, che buttano monetine nello specchio d'acqua, alterandone lo stato chimico.
Ai bordi dello specchio d'acqua sono stati realizzati un ristorante e un bar, che la sera nei weekend organizzano un aperitivo davvero suggestivo (anche se purtroppo non ci siamo stati). Oltre il ristorante sono presenti altri scalini, ricavati nella roccia, che portano a una bella piscina realizzata da Manrique, e intorno è stato realizzato un piccolo museo sull'attività vilcanica delle isole (non troppo interessante). che dire, il Jameos vale veramente la pena!!!
Gli 8 euro spesi sono ampiamente ripagati! Tanto che ci è dispiaciuto non visitare “Cueva de Los verdes”, un percorso che si snoda per un paio di chilometri nel sottosuolo tra grotte vulcaniche.
Tornando verso il sud abbiamo visitato anche il “Jardin de Cactus” (5€), un bel giardino in cui sono raccolte centinaia di specie diverse di queste belle piante grasse, alcune davvero grandi e interessanti.Il giardino è organizzato a cerchi su vari livelli, e nel mezzo sono presenti piccoli ruscelli e ponticini che ne fanno quasi un parco, divertente da percorrere a piedi. In fondo al giardino è presente anche un mulino a vento restaurato, che può essere visitato, simile a quelli che in passato venivano usati per macinare il miglio tostato o il mais per ottenere il “Gofio”, una farina tipica delle Canarie che viene usata praticamente in tutte le preparazioni culinarie di queste isole.
Una delle cose che invece abbiamo rimpianto è il "Mirador del Rio". Per ben due volte ci siamo recati fino all'estremità nord dell'isola per godere della splendida vista che, si dice, sia una delle più belle di Lanzarote, ma purtroppo entrambi i giorni abbiamo trovato nebbia (una volta il pomeriggio, una volta la mattina) e vento forte. Abbiamo comunque fatto una passeggiata vicino all'entrata, dove una stradina che si avventura lungo il costone roccioso permette di ammirare, anche tra la nebbia, "La Graciosa", ma sono convinto che se fossimo potuti scendere nel punto d'osservazione creato da Manrique in un giorno limpido lo spettacolo sarebbe stato incredibile! Se siete più fortunati di noi, il costo era di 4.5€, e all'interno dovrebbe essere presente anche un bar, da cui si gode di un panorama meraviglioso.
Nel pomeriggio del secondo tentativo fatto per il mirador siamo andata a "Yaiza", villaggio situato a sud di Lanzarote, che ha vinto più di una volta, almeno secondo la nostra guida, il titolo di paesino più bello di tutta la Spagna! A dire il vero non ci ha fatto una grandissima impressione (complice l'incavolatura di qualcuno per problemi alla macchina fotografica a causa della sabbia del giorno prima :P), ma è comunque vero che l'architettura del villaggio è particolare, ed è stata fonte di ispirazione per Manrique, che l'ha diffusa in tutta Lanzarote. In passato la cittadina è stata semidistrutta dalla grande ultima eruzione del vulcano "Timanfaya", ma oggi non se ne vedono gli effetti. Passando abbiamo visto anche il ristorante La Era, che la nostra guida indicava come elegante ristorante creato e disegnato da Manrique stesso.
Da "Yaiza" si può dirigersi verso il malpais, come lo chiamano qui, il territorio arido e vulcanico dove si coltivano le viti. Nella valle de "La Geria" lo spettacolo è incredibile: il terreno è inospitale e coperto di sabbia vulcanica, nella quale gli abitanti hanno creato delle conche nelle quali mettere le viti, una per ogni conca. Ogni conca è attentamente riparata da un muretto di rocce laviche, a forma di ferro di cavallo. L'impressione è quasi quella di una struttura artistica, piuttosto che di una coltivazione. Da queste viti nasce un'uva molto particolare, per la composizione del terreno, e si produce un Malvasia dolce molto buono.
Lungo il malpais si trovano diverse botteghe che vendono vino o organizzano escursioni ai vigneti: noi ci siamo fermati a "El Grifo", consigliato dalla nostra guida e "bodega" più antica delle Canarie. Devo dire che il vino ci è piaciuto molto :)
Il giorno successivo siamo stati al "Parco nazionale del Timanfaya", e lo spettacolo non ci ha deluso!!! All'entrata del parco nazionale una stradina si avventura in un paesaggio surreale, sembra di essere in un dipinto di Dalì. La pietra lavica secca ai bordi della strada riporta ancora le forme solidificate del magma che eruttò dal vulcano più di 200 anni fa, e sembra di muoversi in uno scenario di un altro pianeta!!! Dopo poco si trova un punto di osservazione, da cui si possono scattare alcune foto (se si resiste al vento forte) e da cui partono anche i giri sui dromedari alle pendici del vulcano! I dromedari sono equipaggiati con un doppio sedile, in cui due persone si siedono una da una parte e una dall'altra della gobba (eventualmente con un bambino in mezzo) e ci si avvia per le pendici del monte! Purtroppo non abbiamo fatto il giro :(
Poco più avanti, senza alcuna segnalazione decente (tanto che lo abbiamo superato per poi tornare indietro... ) si trova l'ingresso che porta all'"Islote de Hilario", dove si trova un ristorante e da dove parte il piccolo bus che porta lungo tutto il percorso intorno ai crateri del timanfaya, fino in cima. Il percorso è spettacolare: si vedono crateri e strapiombi, e si possono osservare i canali dove scorreva la lava, e i tunnel crollati, il tutto con una audio guida che racconta la storia della grande eruzione. Anche il ristorante è interessante: negli 8 euro sono inclusi, oltre all'accesso, il giro in autobus e una dimostrazione della forza del vulcano; i tre fenomeni mostrati sono la paglia che si incendia se buttata in una buchetta di non più di 4 metri di profondità (in cui la temperatura già supera i 300°C), dei Geyser che si sprigionano buttando dell'acqua in alcuni tubi piantati nel terreno e soprattutto un grill posto sopra un pozzo vulcanico, dove la carna(degli spiedini nel nostro caso :P) viene grigliata e cotta grazie al calore del vulcano, e rappresenta la più grande attrazione di questo ristorante.
Inutile dire che la visita vale senza dubbio il prezzo del biglietto!
L'ultimo giorno prima di andar via siamo andati nel sud dell'isola, a vedere le spiagge di Playa Blanca. Questa rappresenta il terzo polo turistico di Lanzarote, dopo Playa del Carmen e Costa Teguise. E' formata da alcune baie di spiagge sabbiose, in genere meno ventose che nel resto dell'isola. A Playa Blanca c'è anche un grazioso molo pieno di negozietti di souvenir e di ristoranti caratteristici.
Le spiagge sono chiare e molto belle, e il mare limpido, anche se sono più piccole e più affollate rispetto a quelle delle altre due località.
Poco distante dal molo c'è il porto, da cui partono i traghetti per Fuerteventura e per le escursioni per vedere il fondale marino o visitare la famosa Playa de Papagayo (che non abbiamo visto). E' qui che la mattina del giorno dopo siamo venuti a riconsegnare la nostra macchina e siamo saliti a bordo del Fuerteventura Express (12 euro a persona), da cui abbiamo dato un saluto a questa meravigliosa isola che è Lanzarote, e che ci ha portato, in 45 minuti, a Corallejo, porto turistico a nord di Fuerteventura... Ma questa è un'altra storia!
domenica, dicembre 20, 2009
The end of the year
In genere, quando si avvicina la fine dell'anno si iniziano a fare i bilanci dell'anno trascorso, prima di pensare a quello che ci potrebbe portare il nuovo anno,e ai buoni propositi che ci siamo prefissati (e che puntualmente verranno disattesi :P). In generale sarebbe buona norma prendere l'elenco dei propositi scritto l'anno precendente e cedere cosa siamo stati capaci di fare e cosa invece richiede più impegno da parte nostra, anche per il nuovo anno.
Ma in realtà questa attività di solito è inutile... Primo perché spesso i buoni propositi restano tali, e a distanza di un anno ci sembrerebbe di non aver combinato nulla di buono, e secondo perché non è detto che ci sembrava utile e doveroso fare o diventare un anno prima sia quello di cui si ha bisogno anche quest'anno...
E quindi questi post non sarà un post di propositi disattesi e di impegni disillusi, perché credo che non serva a niente guardare il passato.. Credo che se da un anno abbiamo imparato qualcosa, beh.. Quella cosa è ciò di cui si deve fare tesoro. E guardandomi indietro a cosa ho imparato in quest'anno alcune cose mi vengono in mente...
Ho imparato che devi sempre cercare di goderti quello che hai, senza mai darlo per scontato. Perché può succedere qualcosa che ti fa capire che quello che avevi era bello, ma sarà difficile poi riaverlo indietro.
Ho imparato che non è mai troppo tardi per cambiare, o per cercare di farlo. E' sempre utile chiedersi a che punto siamo, chiedersi se siamo la persona che vorremmo essere, e se non lo siamo provare a cambiarla. Ci aiuta a stare meglio e a essere migliori. E non dobbiamo avere paura di mettersi in gioco, di confrontarsi con noi stessi, anche se spesso non è facile. Aiuta a crescere, e di crescere non si smette mai.
Ho imparato che tutte le amicizie vanno coltivate. Non vanno trascurate mai, bisogna sempre lavorarci. Le amicizie più forti, anche se riceveranno dei colpi o saranno scalfite, riusciranno sempre a durare. Altre, invece, si riveleranno essere più deboli e fragili, indipendentemente dalla nostra volontà, ma l'importante è averci provato. L'amicizia non va data mai per scontata, ne da parte propria ne da parte dell'altra persona... Si rischia di rimanerci molto male, o di far rimanere male gli altri. L'importante è tenersi strette le amicizie importanti, che sono poche e difficili da trovare...
Ed è strano come ci siano persone che frequenti spesso ma con cui alla fine il rapporto di amicizia non è così profondo, mentre ci sono persone che vedi molto raramente, ma con le quali ogni volta che ti incontri ti senti a casa, come se il tempo si fosse fermato.
Ho imparato che il destino di milioni di persone è nelle mani di pochi, e che se questi pochi fanno una cazzata ne paghiamo le conseguenze tutti. In realtà non l'ho imparato quest'anno, ma è sempre meglio ricordarsene.
Ho imparato che alle Canarie il tempo può anche essere diverso da quello che ti aspettavi :P
Ho imparato che le persone sono difficili da capire. Spesso è complicato comprendere quello che passa loro per la testa, cos'è che guida i loro comportamenti, il perché di certe loro scelte. E tutte le persone, anche quelle che credi di conoscere meglio, ti possono sorprendere, positivamente o negativamente. Perché è impossibile conoscere tutti gli anfratti e i meandri della mente e del cuore di una persona. L'importante è cercare sempre di capire le persone che ci stanno vicino, cercare di capire cosa le porta a comportarsi in un certo modo. Cercare di non giudicarle, mai. Criticarle magari, non giustificarle, ma mai giudicarle (nei limiti del possibile :P). Ognuno si vive la sua vita a modo suo, e ognuno è responsabile delle proprie azioni.
Ho imparato che spesso fingere è il solo modo per avere una convivenza pacifica. :P Mi raccomando ragazze, a letto non vale :P
Ho imparato che le persone sono egocentriche. Moltissimi pensano che il mondo giri tutto intorno a loro, che tutto quello che gli altri fanno sia in qualche modo collegato a quello che pensano o fanno nei loro confronti e si sentono attaccati, offesi o trascurati.
Vi dico un segreto: alla maggior parte delle persone non frega nulla di quello che gli altri fanno :P Sono egocentriche, come voi che pensate che in realtà glie ne importi :P
Ho imparato che nella vita non si può mai dire mai, davvero... Non si sa mai quello che potrebbe capitare. ^_^
Ho imparato che per quanto doloroso e impegnativo possa essere avere un figlio, avere un bambino è una delle cose più belle di tutte. E anche un nipotino non è male :P
Ho imparato che quando viene molta neve forse è meglio stare chiusi in casa, senza arrischiarsi ad andare in giro, perché i mezzi di trasporto potrebbero tradirti :P Certo, se lo fai per non lasciare sola una persona importante è tutto giustificato ^_^
Ma in realtà questa attività di solito è inutile... Primo perché spesso i buoni propositi restano tali, e a distanza di un anno ci sembrerebbe di non aver combinato nulla di buono, e secondo perché non è detto che ci sembrava utile e doveroso fare o diventare un anno prima sia quello di cui si ha bisogno anche quest'anno...
E quindi questi post non sarà un post di propositi disattesi e di impegni disillusi, perché credo che non serva a niente guardare il passato.. Credo che se da un anno abbiamo imparato qualcosa, beh.. Quella cosa è ciò di cui si deve fare tesoro. E guardandomi indietro a cosa ho imparato in quest'anno alcune cose mi vengono in mente...
Ho imparato che devi sempre cercare di goderti quello che hai, senza mai darlo per scontato. Perché può succedere qualcosa che ti fa capire che quello che avevi era bello, ma sarà difficile poi riaverlo indietro.
Ho imparato che non è mai troppo tardi per cambiare, o per cercare di farlo. E' sempre utile chiedersi a che punto siamo, chiedersi se siamo la persona che vorremmo essere, e se non lo siamo provare a cambiarla. Ci aiuta a stare meglio e a essere migliori. E non dobbiamo avere paura di mettersi in gioco, di confrontarsi con noi stessi, anche se spesso non è facile. Aiuta a crescere, e di crescere non si smette mai.
Ho imparato che tutte le amicizie vanno coltivate. Non vanno trascurate mai, bisogna sempre lavorarci. Le amicizie più forti, anche se riceveranno dei colpi o saranno scalfite, riusciranno sempre a durare. Altre, invece, si riveleranno essere più deboli e fragili, indipendentemente dalla nostra volontà, ma l'importante è averci provato. L'amicizia non va data mai per scontata, ne da parte propria ne da parte dell'altra persona... Si rischia di rimanerci molto male, o di far rimanere male gli altri. L'importante è tenersi strette le amicizie importanti, che sono poche e difficili da trovare...
Ed è strano come ci siano persone che frequenti spesso ma con cui alla fine il rapporto di amicizia non è così profondo, mentre ci sono persone che vedi molto raramente, ma con le quali ogni volta che ti incontri ti senti a casa, come se il tempo si fosse fermato.
Ho imparato che il destino di milioni di persone è nelle mani di pochi, e che se questi pochi fanno una cazzata ne paghiamo le conseguenze tutti. In realtà non l'ho imparato quest'anno, ma è sempre meglio ricordarsene.
Ho imparato che alle Canarie il tempo può anche essere diverso da quello che ti aspettavi :P
Ho imparato che le persone sono difficili da capire. Spesso è complicato comprendere quello che passa loro per la testa, cos'è che guida i loro comportamenti, il perché di certe loro scelte. E tutte le persone, anche quelle che credi di conoscere meglio, ti possono sorprendere, positivamente o negativamente. Perché è impossibile conoscere tutti gli anfratti e i meandri della mente e del cuore di una persona. L'importante è cercare sempre di capire le persone che ci stanno vicino, cercare di capire cosa le porta a comportarsi in un certo modo. Cercare di non giudicarle, mai. Criticarle magari, non giustificarle, ma mai giudicarle (nei limiti del possibile :P). Ognuno si vive la sua vita a modo suo, e ognuno è responsabile delle proprie azioni.
Ho imparato che spesso fingere è il solo modo per avere una convivenza pacifica. :P Mi raccomando ragazze, a letto non vale :P
Ho imparato che le persone sono egocentriche. Moltissimi pensano che il mondo giri tutto intorno a loro, che tutto quello che gli altri fanno sia in qualche modo collegato a quello che pensano o fanno nei loro confronti e si sentono attaccati, offesi o trascurati.
Vi dico un segreto: alla maggior parte delle persone non frega nulla di quello che gli altri fanno :P Sono egocentriche, come voi che pensate che in realtà glie ne importi :P
Ho imparato che nella vita non si può mai dire mai, davvero... Non si sa mai quello che potrebbe capitare. ^_^
Ho imparato che per quanto doloroso e impegnativo possa essere avere un figlio, avere un bambino è una delle cose più belle di tutte. E anche un nipotino non è male :P
Ho imparato che quando viene molta neve forse è meglio stare chiusi in casa, senza arrischiarsi ad andare in giro, perché i mezzi di trasporto potrebbero tradirti :P Certo, se lo fai per non lasciare sola una persona importante è tutto giustificato ^_^
martedì, novembre 10, 2009
La caduta del muro
Ormai lo sapete, questo blog lo aggiorno solo raramente.. Ma il 9 Novembre, lunedì, è stato festeggiato il ventennale di un evento che ha segnato la storia moderna, e senza il quale oggi probabilmente staremo parlando (e vivendo) di un mondo completamente diverso da quello odierno: la caduta del muro di Berlino, che segna la fine della Guerra Fredda e uno degli eventi che ha cancellato la Cortina di Ferro.
Ho un'età, 27 anni, per la quale la caduta del muro non rappresenta che uno sfocato ricordo, una notizia appena sentita, senza essere riusciti a viverla, a capire cosa questa ha rappresentato... Ma oggi, a 20 anni di distanza, leggere le testimonianze e sentire i racconti di persone che quel momento lo hanno visto a pieno, ci si rende conto di cosa ha rappresentato, di come alle soglie degli anni novanta fossimo ancora lontani da cose che oggi diamo per scontate.
Il muro fu eretto nei primi anni sessanta.. In una notte la DDR decise di tirare su il muro per separare la germania dell'est dall'occidente e dal capitalismo, e per impedire l'esodo e la fuga di migliaia di tedeschi che volevano spostarsi verso il ricco occidente (ufficialmente la "Barriera di protezione antifascista"). Da un giorno all'altro persone abituate a vedersi tutti i giorni, che vivevano a contatto l'uno con l'altro, si sono trovate separate da un muro impossibile da attraversare... Persone che si vedevano tutti i giorni a lavoro, in strada, sulla metropolitana e sul tram, si sono trovati in due nazioni diverse, senza poter più comunicare...
Dopo i primi tempi, sotto l'influenza e la repressione sovietica, il muro è diventato sempre più imponente e inaccessibile, con torri di guardia e soldati sui camminamenti, e pochissime possibilità di attraversarlo, solo temporaneamente e grazie a permessi speciali.
Molte persone hanno tentato di attraversare il muro, qualcuno ce l'ha fatta, mentre altri sono morti nel tentativo, uccisi dai soldati della DDR e lasciati morire dissanguati di fronte alle tv occidentali.. Se si pensa che sono passati solo 20 anni vengono i brividi!!!
E ancora oggi l'integrazione non è completa.. Ma 20 anni fa era impressionante: mi diceva un collega che nel 90 è andato a Berlino in vacanza, e si vedevano paesi che sembravano rimasti agli anni 50, tutti grigi, senza nessuna insegna, senza negozi né divertimenti.
La caduta del muro ha fatto di Berlino una delle città più vive dell'intera Europa, piena di giovani, di movimento, arte e libertà d'espressione... Ed è proprio la libertà la parola chiave: non dobbiamo mai dimenticare che la libertà e l'unità non sono cose scontate, che moltissime persone hanno lottato e sofferto per raggiungerla, per ottenerla, sono morte sfidando chi gliela negava.
A volte noi giovani dobbiamo ricordarci di certi eventi, leggere e rivivere i racconti di chi è più vecchio di noi, e non dare troppo per scontato il mondo in cui viviamo...
Ho un'età, 27 anni, per la quale la caduta del muro non rappresenta che uno sfocato ricordo, una notizia appena sentita, senza essere riusciti a viverla, a capire cosa questa ha rappresentato... Ma oggi, a 20 anni di distanza, leggere le testimonianze e sentire i racconti di persone che quel momento lo hanno visto a pieno, ci si rende conto di cosa ha rappresentato, di come alle soglie degli anni novanta fossimo ancora lontani da cose che oggi diamo per scontate.
Il muro fu eretto nei primi anni sessanta.. In una notte la DDR decise di tirare su il muro per separare la germania dell'est dall'occidente e dal capitalismo, e per impedire l'esodo e la fuga di migliaia di tedeschi che volevano spostarsi verso il ricco occidente (ufficialmente la "Barriera di protezione antifascista"). Da un giorno all'altro persone abituate a vedersi tutti i giorni, che vivevano a contatto l'uno con l'altro, si sono trovate separate da un muro impossibile da attraversare... Persone che si vedevano tutti i giorni a lavoro, in strada, sulla metropolitana e sul tram, si sono trovati in due nazioni diverse, senza poter più comunicare...
Dopo i primi tempi, sotto l'influenza e la repressione sovietica, il muro è diventato sempre più imponente e inaccessibile, con torri di guardia e soldati sui camminamenti, e pochissime possibilità di attraversarlo, solo temporaneamente e grazie a permessi speciali.
Molte persone hanno tentato di attraversare il muro, qualcuno ce l'ha fatta, mentre altri sono morti nel tentativo, uccisi dai soldati della DDR e lasciati morire dissanguati di fronte alle tv occidentali.. Se si pensa che sono passati solo 20 anni vengono i brividi!!!
E ancora oggi l'integrazione non è completa.. Ma 20 anni fa era impressionante: mi diceva un collega che nel 90 è andato a Berlino in vacanza, e si vedevano paesi che sembravano rimasti agli anni 50, tutti grigi, senza nessuna insegna, senza negozi né divertimenti.
La caduta del muro ha fatto di Berlino una delle città più vive dell'intera Europa, piena di giovani, di movimento, arte e libertà d'espressione... Ed è proprio la libertà la parola chiave: non dobbiamo mai dimenticare che la libertà e l'unità non sono cose scontate, che moltissime persone hanno lottato e sofferto per raggiungerla, per ottenerla, sono morte sfidando chi gliela negava.
A volte noi giovani dobbiamo ricordarci di certi eventi, leggere e rivivere i racconti di chi è più vecchio di noi, e non dare troppo per scontato il mondo in cui viviamo...
lunedì, settembre 14, 2009
Un anno dopo!
E' tantissimo che non pubblico un nuovo post, ma oggi mi trovo a commentare il primo anniversario di un evento che, volente o nolente, ha segnato la nostra storia moderna. Un anno fa le televisioni trasmettevano le immagini dei dipendenti di una delle più grandi banche d'affari americane, Lehman Brothers, che uscivano in gruppo dai loro uffici, con in mano degli scaatoloni colmi di roba accumulata negli anni... Senza entrare in discussione sulla differenza tra il modello europeo e quello americano, che concede opportunità ad ogni passo, ma che è capace di toglierti tutto da un giorno a un altro, quell'evento ha segnato un punto importante nella nostra storia recente, è l'evento simbolo di una crisi finanziaria globale che ha toccato, bene o male, tutti! I dipendenti della società si sono ritrovati senza lavoro da un giorno ad un altro, gli azionisti grandi e piccoli hanno visto trasformare i loro titoli in carta straccia all'apertura della borsa, e i 150 miliardi di debito obbligazionario sono ancora lì che aspettano di essere rimborsati ai creditori.
E intanto ci si chiede se sia stato giusto lasciar fallire un colosso come Lehman, se non si siano sottovalutate le conseguenze, se il punirne uno per educarne cento non sia stato un errore. perché prima di Lehman sono state salvate Fannie Mae e le grosse case di mutui, o i colossi assicurativi (AIG in testa) e dopo Lehman sono state salvate tutti i grossi gruppi bancari del paese (Citigroup e Merryl lynch in testa, quest'ultima inglobata da Bank of America) e del resto del mondo (penso a RBS, ad esempio, ma come questa moltissimi altri). E ci si chiede se alla fine i poveri investitori e i poveri dipendenti di Lehman non siano solo stati più sfortunati di altri, che allo stesso modo hanno rischiato la bancarotta. Si è temuto il collasso del sistema, che non c'è stato anche grazie ai continui salvataggi e all'impegno dei governi,e alla crisi che stiamo pagando tutti, in un modo o nell'altro.
E oggi, a un anno di distanza, cosa possiamo dire di Lehman? Le borse, dai minimi di marzo, sono tornate prepotentemente a crescere.. Gli stipendi dei manager (ricordiamo che la guida di Lehman Brothers, Richard Fuld, guadagnava più di 60 milioni di $ l'anno, quando ha portato la sua azienda alla bancarotta. Le banche hanno presentato bilanci in attivo anche grazie ai cambiamenti delle regole di bilancio fatte dai governi, e iniziano a reinvestire in titoli che, se non sono tossici, possiamo dire almento "complessi". Le banche hanno stretto il credito alle imprese e ai cittadini, aumentando gli spread nonostante i tassi molto bassi, e quasi tutte le aziende stanno collocando sul mercato, ormai drogato di liquidità, dei bond a tassi concorrenziali per miliardi di euro, mentre i bot a tre mesi ormai hanno rendimenti negativi, e i tassi in Svezia sono sotto allo zero (in pratica le banche perdono soldi, se li lasciano depositati presso la banca centrale).
Quindi è cambiato tutto o non è cambiato niente?? l'impressione (personale, si intende) è che questa crisi sia una crisi che non trova riscontro in crisi precedenti, è la prima vera crisi globale in senso lato, in cui è fallito un colosso della finanza e in cui poi si è lottato e combattuto per non far crollare il sistema finanziario stesso, a ragione o a torto... Ma quello che non si è capito è che se non cambiano le regole la natura stessa di questo sistema finanziario rischia di farci precipitare in una nuova crisi, e stavolta il botto potrebbe essere tale da non riuscire a fermare la deflagrazione.
Speriamo di non farsi troppo male..
E intanto ci si chiede se sia stato giusto lasciar fallire un colosso come Lehman, se non si siano sottovalutate le conseguenze, se il punirne uno per educarne cento non sia stato un errore. perché prima di Lehman sono state salvate Fannie Mae e le grosse case di mutui, o i colossi assicurativi (AIG in testa) e dopo Lehman sono state salvate tutti i grossi gruppi bancari del paese (Citigroup e Merryl lynch in testa, quest'ultima inglobata da Bank of America) e del resto del mondo (penso a RBS, ad esempio, ma come questa moltissimi altri). E ci si chiede se alla fine i poveri investitori e i poveri dipendenti di Lehman non siano solo stati più sfortunati di altri, che allo stesso modo hanno rischiato la bancarotta. Si è temuto il collasso del sistema, che non c'è stato anche grazie ai continui salvataggi e all'impegno dei governi,e alla crisi che stiamo pagando tutti, in un modo o nell'altro.
E oggi, a un anno di distanza, cosa possiamo dire di Lehman? Le borse, dai minimi di marzo, sono tornate prepotentemente a crescere.. Gli stipendi dei manager (ricordiamo che la guida di Lehman Brothers, Richard Fuld, guadagnava più di 60 milioni di $ l'anno, quando ha portato la sua azienda alla bancarotta. Le banche hanno presentato bilanci in attivo anche grazie ai cambiamenti delle regole di bilancio fatte dai governi, e iniziano a reinvestire in titoli che, se non sono tossici, possiamo dire almento "complessi". Le banche hanno stretto il credito alle imprese e ai cittadini, aumentando gli spread nonostante i tassi molto bassi, e quasi tutte le aziende stanno collocando sul mercato, ormai drogato di liquidità, dei bond a tassi concorrenziali per miliardi di euro, mentre i bot a tre mesi ormai hanno rendimenti negativi, e i tassi in Svezia sono sotto allo zero (in pratica le banche perdono soldi, se li lasciano depositati presso la banca centrale).
Quindi è cambiato tutto o non è cambiato niente?? l'impressione (personale, si intende) è che questa crisi sia una crisi che non trova riscontro in crisi precedenti, è la prima vera crisi globale in senso lato, in cui è fallito un colosso della finanza e in cui poi si è lottato e combattuto per non far crollare il sistema finanziario stesso, a ragione o a torto... Ma quello che non si è capito è che se non cambiano le regole la natura stessa di questo sistema finanziario rischia di farci precipitare in una nuova crisi, e stavolta il botto potrebbe essere tale da non riuscire a fermare la deflagrazione.
Speriamo di non farsi troppo male..
giovedì, luglio 24, 2008
Addio a un amico
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOGXMSh6fOXpzCFT3cftqOVYORMjN-vGFEkqwHaVfauNQ2H3lLenDEa-Mr9zjR2XbYxmP1tEOpdp-K-LAuLAycu-p-KlOSnSZy26WayWCsJbQhZHM129yVSA0_xUa_yN1rPl0XTXba55kJ/s320/PARMI+012.jpg)
E' moltissimo che non scrivo su questo blog, sono passati mesi ormai dal mio ultimo post, e devo dire che ho pensato più volte di chiuderlo. In questi tempi non ho granché da scrivere, non ho lo stimolo di mettere i miei pensieri nero su bianco. La scrittura è così, te la devi sentire, non serve a niente imporsi di scrivere qualcosa ogni giorno, un pensiero o una riflessione. E' giusto solo scrivere quello che ci si sente, quando ci si sente.
E oggi ho sentito il bisogno di scrivere, per salutare un amico che in questi due anni ha fatto parte della mia vita. Ricordo quando, tanti mesi fa, andammo alla ricerca di questa piccola creatura, come gli ho costruito la gabbietta e comprato cibo e accessori ben prima di trovarlo. E come la commessa ce lo fece scegliere, e io vidi quella piccola pallina di pelo un po' addormentata e molto tranquilla... E poi il viaggio in macchina, con Parmi piccolo e spaventato in una scatolina di plastica. Era spelacchiato, poverino, e molto nervoso.
I primi giorni furono difficili, non so se per il cambiamento di clima o per altro. E ricordo che tutti mi dicevano che lo avevo da pochissimo, e che se fosse morto ne avrei preso un altro.. Ma per me non era così, era lui il mio nuovo piccolo amico. Non era una cosa che poteva essere sostituita, era una piccola creatura di cui prendersi cura ^_^
Mi ricordo che gli mettevo l'acqua vicino, gliela facevo leccare dal mio dito per paura che non bevesse, e gli mettevo vicino ogni genere di cibo
, per cercare qualcosa che volesse mangiare, visto che sembrava non avere appetito. Alla fine trovai delle palline di semi e miele che gli piacevano, e pian piano, mangiando, iniziò a riprendersi. E come quasi tutti gli essere che patiscono la fame da piccoli, si è rifatto con gli interessi, il ciccione^_^
Se ci ripenso mi sembra ieri!!! Le serate passate a pulirgli la gabbia, o a tirarlo fuori e farlo passeggiare per la cucina, per la sala, o a metterlo dentro la ruota che l'Ele gli aveva comprato a Viareggio. Ogni volta che in frigo vedevo frutta, verdura, formaggio o altro, pensavo di dargliene un pezzetto, che gli potesse piacere, e glielo portavo su :)
E la sera, prima di andare a letto, gli davo da mangiare, lo prendevo in braccio, lo coccolavo. Lo accarezzavo sulla pancia e sulla testolina! Gli ho voluto tanto bene!!
In questi giorni in molti mi hanno detto che con questi animaletti è così, che si sa che la loro vita non è molto lunga, e che ci si affeziona e poi si è costretti a lasciarli, che è meglio non prenderli. Io però non sono d'accordo: quello che ti danno gli animali vale sicuramente la pena di essere vissuto! Il veder crescere una piccola creatura che ti fa compagnia, una piccola palla di pelo che mangia dalle tue mani, si fa accarezzare, gioca e dorme, ti rende le giornate più piacevoli.
E anche se ora sono triste per averlo perso sono davvero felice di averlo avuto, e dei momenti passati insieme.
Addio, Parmi!
Ti ho voluto bene piccolo ciccione!
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