domenica, giugno 24, 2007

Kareshi Kanojo no Jijo

La vita gira, e gira... Di genitore in figlio! Mentre preghi perché i tuoi figli siano felici lotti disperatamente per la tua felicità.

Amore, amicizia, odio, rabbia, successo e disperazione, esaltazione, irritazione, verità, falsità, venire feriti da una parola, venire salvati da una parola, desiderio, un sentimento che non chiede nulla in cambio, depravazione, rinascita. Avvolgono questo mondo in una spirale infinita. E noi, senza sapere quanto tempo ci sia concesso su questa terra, continuiamo a brancolare, nuotandovi in mezzo.

Abbiamo una vita sola, dobbiamo assaporarla a pieno. Il mio sogno è morire dicendo:”Ah, mi sono divertito, sono proprio stanco!”



Con queste parole finisce l'ultimo numero de “Le situazioni di Lui e Lei”, un fumetto che, a dispetto di un inizio un po' infantile e scanzonato, finisce per affrontare una serie di tematiche della vita molto profonde e interessanti. Probabilmente la frase riportata sopra ha poco senso se non si è letto il fumetto, ma rileggendola mi piace lo stesso... E' strana la sensazione che hai quando finisci di leggere o di vedere una cosa che ti è piaciuta molto, che sia un fumetto, una serie di libri o un telefilm. Ci si sente malinconici, un po' tristi... Finché non è finito ci appassioniamo, vorremo andare sempre avati e divorare le pagine o le puntate, ma man mano che ci avviciniamo alla fine di qualcosa che abbiamo seguito con interesse per anni non si vorrebbe che finisca, si vorrebbe che durasse in eterno, che ci continuasse a dare quelle emozioni che ci ha dato fino a quel momento. Non sono molte le opere in grado di darci queste sensazioni. E questo ci fa capire quanto quello che leggiamo o vediamo sia ben fatto e interessante. Ma non basta... Non è sufficiente che il fumetto sia ben scritto o disegnato, o la trama del telefilm sia avvincente e ben recitata. Le opere di cui sto parlando hanno qualcosa di più, ed è il fatto che le vede o le leggi in un momento particolare della tua vita, a una certa età, in un certo stato d'animo, in una certa situazione. Ho sempre pensato che gran parte del valore che noi attribuiamo alle opere dipenda da noi, da come ci sentiamo nel momento in cui ne fruiamo. Si potrebbe obiettare che le sensazioni che ci suscitano possono cambiare il nostro stato d'animo, ma in fondo penso che il punto di partenza siamo noi, sempre noi. E questo fumetto mi è piaciuto un sacco proprio per questo: per prima cosa mi sono rivisto in certi comportamenti di Soichiro, in certi pensieri, in certi atteggiamenti. Ci sono stati dei momenti in cui leggere certe cose scritte su carta mi ha fatto quasi paura, perché per certi versi mi vedevo riflesso in quei pensieri, in quelle azioni. E poi i temi affrontati, un momento della vita che ho vissuto da poco (o che sto ancora vivendo :P), la storia di Soichiro e Yukino, tutti aspetti che mi hanno fatto appassionare a queste pagine. E' stato così anche per altre opere... E' stato così per Dawson's Creek: all'epoca in cui lo guadavo per le prime volte quei personaggi a cui ero affezionato affrontavano le stesse mie problematiche, gli stessi miei cambiamenti, gli stessi miei bisogni. E mi sembrava quasi che potessero essere amici con cui discuterne, con cui affrontarli insieme (spero che si capisca il senso e che non mi si prenda per pazzo :P). Credo che certi ricordi, certe sensazioni, certi momenti legati a quel telefilm mi siano rimasti dentro, in un modo o nell'altro, facciano parte della persona che sono oggi, e perciò ci rimarrò sempre legato.
Ce ne sarebbero altri di esempi, anche se mi sono dilungato abbastanza. E' strano come ci si possa affezionare a dei personaggi di finzione, come si possa finire per appassionarsi ai loro destini, ai loro problemi, alle loro gioie e ai loro dolori.

giovedì, giugno 14, 2007

Priority Queue

Terzo post di fila, e settantesimo in generale.. Non male visto l'andazzo di questi ultimi tempi. Partiamo come spesso mi piace fare da una frase: "Una persona si giudica in base alle sue priorità!"
Più si cresce e più ci si rende conto che è difficile capire le priorità delle persone... Da piccoli si pensa solo a giocare, si vive spensierati, e spesso le priorità che si hanno ci sono imposte dai genitori o dagli insegnanti. Crescendo si forma una personalità propria (certo influenzata dall'educazione e da chi ci è sempre stato intorno... Credo che quello che ci è stato insegnato da piccoli ci accompagni per tutta la vita), e si cominciano a delineare una serie di priorità, di punti fermi, un elenco di cose a cui non vogliamo rinunciare, o un elenco di attività a cui decidiamo di dedicare il nostro tempo, o ancora un gruppo di persone con cui decidiamo di condividere la nostra vita. Detto così il discorso sembra semplice... Ma la faccenda è molto complessa: spesso è difficile capire le priorità di una persona; avete mai pensato, guardandovi intorno, che molte persone danno importanza a cose che per noi non hanno nessun interesse, o che considerano fondamentali cose che per la nostra visione del mondo sono marginali. E allo stesso tempo cose che noi consideriamo importanti, a cui teniamo, sembrano per altri stupidaggini di nessun interesse. E allora si finisce con lo scontrarsi: nascono incomprensioni, litigi, scontri. E ci si rende conto di quanto sia importante accettare il punto di vista delle persone che ci stanno intorno senza giudicare, magari discutendone, cercando di dare loro la nostra visione, ma non bisogna commettere l'errore di voler imporre la nostra visione, perché l'importanza che si da a ogni cosa è relativa (anche se si rischia di sfociare nel relativismo morale, ma questo è un altro discorso, e un altro post :P). Alla fine questo post ha parlato di tutt'altro rispetto alla bozza che avevo in mente all'inizio, ma vabbé... Quando si scrive è così, sai come inizi ma non sai mai cosa verrà fuori :)

mercoledì, giugno 13, 2007

Pacefulness

E' strano come spesso non ti rendi conto di quello che hai finché non rischi un cambiamento che te lo porta via... E' un discorso valido un po' a tutti i livelli, dalle cose più piccole a quelle più grosse. Pensiamo a quante cose si danno per scontate, a tutto quello che abbiamo e di cui non ci rendiamo conto: pensiamo alla corrente elettrica ad esempio.. nel momento in cui in casa viene a mancare ci si rende conto di quanto sarebbe pesante dover fare a meno della luce, del computer (e anche quando manca la connessione non si sta tanto meglio, vero? :P), del forno, di ventilatori e condizionatori vari (visto il clima :P).
Il discorso diventa tanto più importante quanto più può essere grande il cambiamento che ci sconvolge, e quanto più questo è improvviso... Perché ci si abitua a tutto, ma quando succede qualcosa che non ci si aspetta, che non si era calcolato, e che magari può cambiare lo stato delle cose si comincia a pensare a quello che questo cambiamento può comportare, a quello a cui bisogna rinunciare per questo cambiamento, e magari anche a quello che questo cambiamento potrebbe portare di positivo (se c'è e siamo in grado di vederlo :P).
E il superaro o lo scongiurare certi possibili cambiamenti ti lascia una sensazione di sollievo e di tranquillità che difficilmente ha eguali... E' un po' come per un esame molto difficile, o per cui comunque ci si stressa molto: nei giorni precedenti non si riesce mai a essere tranquilli e completamente rilassati, c'è sempre l'idea che ci sia l'esame da fare, e in certi momenti ci si immagina che potrebbe andar male, e cosa potrebbe comportare. E poi lo affronti, lo superi, e la tranquillità ti avvolge. Non tanto perché hai tanto tempo libero e puoi fare tutto quello che hai progettato, perché alla fine dei progetti fatti mentre si studia rimane poco più che l'idea, difficilmente si realizzano quando si può farlo. Ma è la sensazione di aver superato un ostacolo, di non avere più un peso, di non dover affrontare quel piccolo cambiamento negativo che l'insuccesso poteva creare. E la cosa vale per tutti i livelli, per le cose più brutte e per quelle più banali.

Dicono che chi non ha mai affrontato certe difficoltà non si rende mai conto di quello che ha, e di quanto sia fortunato. Credo sia vero! Credo che ci siano delle difficoltà che ti facciano crescere, altre che ti fanno solo rendere conto di quello che hai, e quando ti ritrovi senza pensieri ti puoi godere la vita, almeno fino al prossimo problema che arriverà a tormentarti :P (anche perché, diciamocelo, spesso se non abbiamo problemi la nostra mente se li crea, per un assurdo meccanismo autolesionista, chissà perché :P)

martedì, giugno 12, 2007

alone!

E' ormai un mese che non scrivo su questo blog... Ci sono stati molti momenti in cui ho avuto voglia di scrivere, ho avuto un sacco di idee e un sacco di cose da dire, ma poi per un motivo o per un altro non ci scrivo mai, la sera sono troppo stanco e il giorno non ho mai troppo tempo da dedicarci. Se ci riuscirò cercherò di recuperare i pensieri passati, altrimenti di nuovi ne verranno fuori col tempo :P.
Risentendo una canzone di Ligabue, qualche giorno fa, ho avuto voglia di parlare della solitudine... La canzone è "Tu che conosci il cielo", e la frase che mi ha ispirato è la seguente: "Starò con tanta gente, per stare solo un po'!". Cavoli, è verissima! E' incredibile quanto queste parole assumano il significato di una sensazione che in molti abbiamo provato... Vi è mai successo? Vi è mai successo di stare in mezzo a un mucchio di gente, o in una tavolata, o passeggiando per la città, con tutto ciò che vi è intorno che vi sembra ovattato, che non vi dice nulla. Magari rispondete, e magari ridete anche, ma in realtà siete soli con i vostri pensieri. La solitudine è un sentimento scoraggiante, per certi versi.. E lo è tanto di più quanto si è abituati a non stare da soli, a poter contare sugli altri. E allora ci sono dei momenti in cui magari ti senti solo, in cui ti sembra che nessuno ti capisca, o che magari anche se c'è tanta gente che tiene a te ti sembra che non ti conosca veramente, o che tu non ci possa parlare, o non ci voglia parlare per qualche motivo. E allora ti ritrovi in questa situazione, circondato dalla gente ma solo, con quella sensazione di essere "un gruppo di uno", per citare il titolo di un blog molto ben fatto ^_^. Ce ne sono altri esempi nella musica come nella letteratura, segno che questo sentimento è più diffuso di quanto si pensi.
Ne avrei altre di cose da dire, ma è tardi e domani si lavora... Spero di riscrivere abbastanza presto, che mi sono un po' lasciato andare all'inattività :P