sabato, agosto 20, 2011

Fuerteventura, tra spiagge, mare, vento e .. capre!

Dopo poco meno di un’ora di traversata comoda a bordo del Fuerteventura Express partito da Playa Blanca siamo giunti a Corralejo, città che si trova sulla punta nord di Fuerteventura. Siamo andati alla ricerca dell’autonoleggio dove avevamo prenotato su internet, sempre con Cicar, ma dopo un po’ di vane ricerche in cui abbiamo comunque ammirato il bel molo pieno di locali siamo andati al punto informazioni, che ci ha indicato l’autonoleggio. Si trovava in un edificio accanto a dove eravamo sbarcati, ma dalla parte opposta -_-. Dopo il ritorno e una breve attesa siamo montati in macchina e partiti alla volta di Caleta de Fuste.

Dopo pochi chilometri ci siamo trovati a passare attraverso le splendide dune di Corralejo: la strada passa in mezzo a una distesa di sabbia, e mentre a sinistra la spiaggia, portata qui dal Sahara dai forti venti, declina verso il mare, a destra si stagliano delle enormi dune sabbiose. Ci siamo tornati un paio di giorni dopo, e lo spettacolo è incredibile. Si può passeggiare in mezzo al deserto e alle dune, circondati dal nulla, con lo sguardo che a perdita d’occhio vede solo sabbia e qualche piccolo arbusto di tanto in tanto. E tornando, dopo l’ultima duna, appare davanti agli occhi l’azzurro del mare. Davvero uno spettacolo unico.

Dopo 45 minuti di viaggio siamo giunti a Caleta de Fuste, e dopo aver preso contatto con il nostro bungalow (hotel Castillo Playa, prenotato come nostro solito su www.bookings.com) siamo andati a fare un giro e a rifornirci di cibo. Il paese è abbastanza piccolo, anche se presenta due zone commerciali in cui ci sono supermercati molto forniti (il mitico Hiperdino, che ci aveva fatto compagnia anche a Tenerife, e di cui ho riportato due buste per la spesa :P) e un po’ di locali e negozietti di souvenir (almeno uno anche abbastanza caratteristico, con oggetti un po’ particolari…). Nelle vicinanze, a non più i un chilometro, c’è anche un altro centro commerciale e un Mc Donald, oltre a un benzinaio, cosa che non è così frequente a Fuerte. Non che non ce ne siano, ma spesso se ci si muove nell’interno non se ne incontrano per decine di chilometri, e quindi è sempre utile avere una buona riserva di benzina nel serbatoio. Rischiare di rimanere senza carburante e trovarsi appiedati nel mezzo al nulla non è proprio un modo piacevole di trascorrere una vacanza.
La sera siamo andati anche a mangiare una coppa di gelato e a bere un cocktail e una birra. Qui si vede subito il tipo di clientela, visto che per 3 euro davano, in offerta, due birre da 33cl, non male J Se provavi ad ordinarne una ti guardavano strano :P E le facce rubizze degli altri avventori non davano l’idea di aver preso troppo sole. :P


Anche questo bungalow era molto carino, anche se un po’ vecchio come mobilio. La dotazione per la cucina era buona, anche se mancava un vero e proprio congelatore (c’era una ghiacciaia all’interno del frigorifero…); in compenso però c’era il colapasta ^_^. Il posto inoltre ha il grosso vantaggio di avere sempre parcheggio disponibile nei dintorni. In una settimana non abbiamo mai lasciato la macchina a più di 30 metri dall’ingresso (a parte all’arrivo, perché avevamo parcheggiato appena vista un’insegna, che però era sull’entrata dal retro, chiusa da un lucchetto :P).

Dopo aver finito il giro siamo andati sulla spiaggia di el Castillo, a Caleta de Fuste. La spiaggia è frequentata anche da famiglie con bambini, ma non è un granchè. Il bagnasciuga è molto ciottoloso, e il mare non è bello come in altre località. Il vantaggio è che, come detto, è molto tranquilla e non troppo ventosa, e la mattina anche da qui partono due dromedari per eventuali passeggiate sulla spiaggia J.





Il giorno successivo abbiamo fatto rotta verso sud, per fermarci prima a Costa Calma e poi andando verso Morro Jable.
Costa Calma è un insieme di spiagge in cui sono stati costruiti bei complessi e residence di lusso, vicinissimi al mare, circondati anche da qualche negozio e supermercato. Siamo arrivati nel primo pomeriggio, e la spiaggia era bella, anche se stretta (la marea era abbastanza alta) e molto affollata. E soprattutto il vento che c’era non aveva nulla di calmo!!!
La guida diceva che la spiaggia teneva fede al suo nome, e che soprattutto di mattina era poco ventosa, ma dopo quell’esperienza non abbiamo avuto il coraggio di riprovare.


Proseguendo verso sud siamo andati verso il Morro Jable, arrivando alla spiaggia di cui ci siamo proprio innamorati: Jandia Playa!!! Questa spiaggia è immensa e meravigliosa. E’ lunga qualche chilometro, e soprattutto di mattina è abbastanza deserta (come quasi tutte le spiagge di Fuerte e delle Canarie in generale, che iniziano a riempirsi da mezzogiorno). Il vento soffia, ma non è fastidioso come in altre zone. Il mare è meraviglioso, e si fonde in maniera splendida con l’azzurro del cielo e il riflesso dorato della sabbia, rendendo questo posto davvero magico! E l’acqua non è nemmeno troppo fredda!!!
Noi ci siamo fermati con la macchina in corrispondenza del Faro, non distante dallo scheletro della balenottera (un capodoglio lungo 16 metri) che si arenò anni fa, ormai senza vita, sulle spiagge di Costa Calma. Lungo la spiaggia si trovano moltissime attrezzature, da qualche ombrellone fino ai windsurf o ai catamarani noleggiabili. Tra la spiaggia e la strada c’è una zona cespugliosa abitata da una grossa comunità di scoiattoli, oltre che da qualche coniglio e qualche anatra. Inutile dire che io mi sono approvvigionato di noccioline americane da dare agli scoiattoli, in memoria di Londra :P Anche a un’estremità della spiaggia, sugli scogli di pietra lavica e con le tane nella parete rocciosa che costeggia l’estremità della spiaggia, ci sono moltissimi scoiattoli che vengono a mangiare sulla spiaggia, dalle mani dei turisti (mie in particolare :P). Percorrendo la spiaggia fino all’altra estremità, oltre a godere del panorama, si giunge in una zona in cui abbiamo visto un po’ di nudisti :P Era uno dei tratti più belli della spiaggia, però era quasi deserto, e dopo un po’ ci siamo resi conto del perché :P In fondo si arriva poi a una collinetta di sabbia (da cui dei ragazzi si buttavano giù con un piccolo “slittino” di plastica) e d’intorno residence e hotel. Questa è la parte più brutta (e forse più affollata) della spiaggia, con molti ciottoli e mare un po’ meno chiaro.


Siamo tornati in questa spiaggia altre due o tre volte, e un giorno ci siamo spinti fino all'estremo sud, a Punta Jandia. Partendo da Morro Jable inizia una strada sterrata di una ventina di chilometri (19 in realtà :P), piena di tornanti e immersa nel nulla, che porta alla punta estrema della penisola di Jandia. La strada è in buone condizioni per un tratto, in condizioni peggiori nei chilometri più vicini a Morro Jable. Alla fine si arriva a un villaggio di pescatori, Puerto de la Cruz (o "El Puertito", come lo chiamano qui, che nulla ha a che vedere con l'omonima località di Tenerife), un paesino di 20 anime in cui dice si mangi un pesce ottimo (ci sono tre ristoranti), e un chilometro più avanti al Faro di Jandia, in cui è presente anche un piccolo museo sulla penisola, con foto e lo scheletro di un cetaceo. E' presente anche un punto di ristoro, non sempre aperto. Da qui la vista sull'oceano è davvero bella, spazia sull'immensità azzurra del mare e sulle onde che si infrangono sulla scogliera. Passeggiando un po' si notano, verso la punta, una serie di cuori fatti dai turisti con i ciottoli scuri, nei quali sono scritti, sempre con i sassi, dei nomi. Ce ne sono centinaia, davvero curioso.
Nel complesso devo dire che arrivare qui non è agevole, anche se la vista è bella (anche se non di quelle imperdibili :P). Valutate voi se vale la pena andarci :D.


Un giorno siamo tornati a visitare Corralejo. La città è turistica, ma molto animata, e la lunga passeggiata che porta al porto è piena di negozi di souvenir e di vario genere. Al porto il molo è punteggiato di ristorantini caratteristici, in cui si mangia il "pescado" fresco. C'è anche una piccola spiaggia, e nonostante il porto il mare è davvero pulito e invitante. Qui abbiamo trovato gli artisti che scolpivano la sabbia.


Da qui siamo andati nella parte occidentale dell'isola, verso El Cotillo. Un tempo uno dei più importanti porti di Fuerte, oggi rimane poco dei fasti del passato . E' sempre presente una fortificazione, costruita nel 1700, a difesa del porto dai pirati. La Playa del Castillo (omonima di quella, completamente diversa, di Caleta de Fuste) è molto bella, ma frequentata soprattutto da surfisti, visto il forte vento e le frequenti onde alte fino a sei metri. La balneazione è sconsigliata. Ci siamo quindi spinti un po' a nord verso le cosiddette "Caletillas", delle piccole baie separate una dall'altra da colate laviche, in cui la spiaggia è bianca e l'acqua pulita, anche se subito molto profonda, in cui comunque è possibile fare un bel bagno, stando non troppo lontani da riva.


Dopo esserci scottati (principalmente andando a giro per Corralejo -_-) abbiamo deciso, per una giornata, di non prendere il sole, e siamo stati a a Oasis Park, un parco naturale in cui si ritrova la più grande riserva/allevamento di dromedari d'Europa. Il parco è una copia, più piccola, del "Loro Parque" di Tenerife, e offre, oltre alle visite agli animali, spettacoli di vario tipo: rettili (si possono accarezzare serpenti e piccoli coccodrilli, che però sono tenuti in condizioni pessime per tutta la durata degli spettacoli, poverini), leoni marini, pappagalli e uccelli rapaci (che purtroppo non abbiamo visto). Altra particolarità del parco è quella di avere un po' di animali che circolano liberamente nel percorso fatto dai visitatori, come qualche lemure e un bel po' di uccelli. Nel complesso i 24 euro dell'ingresso sono spesi bene, essendo eventualmente incluso anche il trasferimento in bus dalle principali città. Se andate in macchina, il parcheggio è gratuito. Anche all'interno del parco, al costo di 10 euro è possibile fare un'escursione a dorso di dromedario, che passa dalla parte alta del parco, tra elefanti e dromedari, per arrivare nei pressi del giardino botanico (incluso nel biglietto, ma che non abbiamo visto..).

Tornando indietro ci siamo fermati a Puerto del Rosario, capitale dell'isola. Questa città non presenta grosse attrattive, se si esclude una piccola zona pedonale con qualche negozio. Ma la vera attrattiva è il centro commerciale Las Rotondas, centro commerciale moderno in cui c'è un grosso Hiperdino e 4 piani (non grossissimi, ma pur sempre 4) di negozi dei migliori marchi spagnoli e internazionali: Bershka, H&M, Pool & Bear, C&A, Stradivarius, New Yorker, ecc.C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Poco a sud della città c'è un'ampia spiaggia, Playa Blanca, in cui non sono presenti strutture. La spiaggia non è certo al livello di quelle del sud, ma è comunque gradevole, anche se ci siamo stati quando il tempo era brutto e c'erano solo persone a fare surf. Il mare era molto mosso, e un cartello segnalava bene il divieto di balneazione, anche se alcuni turisti tedeschi si buttavano allegramente in acqua con due bimbi piccoli… Mah!


Il giorno dopo abbiamo visitato Betancuria, la vecchia capitale in mezzo ai monti in cui anticamente si rifugiavano gli abitanti per difendersi dagli attacchi dei pirati. La cittadina è carina e molto caratteristica, pienissima di negozietti di souvenir che vendono tutti i prodotti tipici: prodotti all’Aloe, ronmiel (/un misto di rum e miele, buonissimo), liquore alla banana e al cactus, gofio, mojo e soprattutto l’immancabile “Queso de Cabra”, il vero protagonista delle tavole di Fuerteventura (o almeno dei negozi di alimentari). Una delle poche attività non turistiche di quest’isola è infatti l’allevamento delle capre, da cui si ricava questo ottimo formaggio (che ho utilizzato per una gustosa ricetta), in molte varianti. Curado, SemiCurado, Fresco (a seconda della stagionatura) o mescolato ad altri ingredienti (piccante piuttosto che al Gofio). In ogni caso le capre sono tra le indiscusse protagoniste di Fuerte, tanto che anche il marchio di abbigliamento proprio dell’isola ha come protagonista una capra.


L’ultimo giorno, dopo essere stati nuovamente a Jandia Playa, ci siamo fermati a Sotavento, e per la precisione a Playa Barca. Qui abbiamo visto una immensa distesa di palloni da Kitesurf che si stagliavano in cielo… In quei giorni iniziavano infatti i mondiali di windsurf e kitesurf, e su tutta l’isola erano presenti manifesti ed eventi legati a questo. Su alcune spiagge avevano addirittura montato dei maxischermi su cui vedere le evoluzioni degli atleti. Anche Playa Barca è davvero molto bella, molto larga e lunga, e sullo sfondo si vedono i monti rossastri caratteristici dell’isola. Anche qui, però, il bagno è fortemente sconsigliato, e il vento è davvero fastidioso. E’ bella da vedere, ma non ci andrei a passarci più del tempo di qualche foto :P.



Il giorno della partenza abbiamo lasciato la macchina direttamente all'aeroporto (soluzione davvero molto comoda), molto vicino a Caleta, e dopo l'immancabile stress per la pesa dei bagagli, ci siamo imbarcati verso Pisa, salutando Fuerte e le Canarie.
L'isola è davvero selvaggia e desertica, con spettacoli naturali e spiagge incontaminate. Il sud è davvero bello, e merita sicuramente una visita accurata per una vacanza all'insegna della tintarella e del mare, mentre del nord imperdibili sono le dune. Il vento c'è ed è forte, anche se spesso sopportabile, almeno in alcune zone. Sicuramente una meta da consigliare.

Lanzarote, paradiso lunare




Lanzarote è la quarta isola, come dimensione, dell’arcipelago delle Isole Canarie, la più piccolo tra quelle solitamente frequentate da turisti stranieri e più densamente abitate (Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura e, appunto, Lanzarote; le altre tre isole maggiori, La Palma, El Hierro e La Gomera, iniziano comunque oggi ad essere scoperte anche dai non residenti…).
E’ un’isola davvero caratteristica e particolare, che vale davvero la pena di essere visitata e vissuta!

Il clima è mite, come nelle altre isole canarie, e il caldo è sempre mitigato da forti venti, a volte accompagnati dalla sabbia del deserto sahariano.


Appena scesi dall’aereo, lo spettacolo è incredibile: sembra di essere atterrati su un altro pianeta! Il paesaggio è colorato di rosso e di nero, e dalle distese di ciottoli di pietra lavica spuntano ordinati i cactus e le palme, che adornano le rotonde e le strade dell’isola. In pochi minuti di taxi dall’aeroporto siamo arrivati a Puerto del Carmen, dove abbiamo alloggiato.



L’appartamento (Apartamentos Las Palmeras) si trova vicinissimo al mare, ed è molto carino e curato. Dopo aver sistemato le cose siamo andati a fare un giro per procacciarci i primi rifornimenti e dare un occhio alla città. Sul lungomare ci sono molti negozi di souvenir (che però sembrano fatti in serie, tutti con gli stessi oggetti…) e un bel po’ di locali di vario genere, dai ristoranti etnici a quelli di cucina tipica (almeno stando alle insegne :P). Non abbiamo trovato subito un supermercato (che poi abbiamo scoperto essere vicinissimo all’hotel, ma in una strada parallela a quella da noi fatta), ma abbiamo trovato comunque di che rifocillarsi.
L’impatto con la spiaggia è stato subito molto positivo: Playa Grande (così si chiama la spiaggia di Puerto del Carmen) è una lunga distesa di spiaggia sabbiosa, con possibilità anche di noleggiare lettini, ombrelloni e pedalò… Ci ha subito colpito la tranquillità di questa spiaggia, soprattutto la mattina, quando fino a mezzogiorno la spiaggia è semi deserta, il vento meno insistente, e il mare comunque splendido, calmo e trasparente. Nel pomeriggio la spiaggia è un po’ più affollata, anche se non ha niente a che vedere con quelle a cui siamo abituati noi fiorentini in Versilia.

Il secondo giorno ci siamo spinti, a piedi, al confinante Los Pocillos e all’omonima spiaggia, a cui si arriva semplicemente seguendo il lungomare. La spiaggia è bella, ma non riparata dai venti, che sollevano la sabbia e disturbano anche se si sta distesi o seduti sulla spiaggia stessa. Dopo non molto tempo ci siamo quindi decisi a tornare alla nostra Playa Grande.

Dal terzo giorno abbiamo ritirato l’auto che avevamo noleggiato con Cicar direttamente dall’Italia. Il prezzo era di poco superiore ai 100 euro per 4 giorni, tutto incluso e soprattutto senza alcuna franchigia per l’assicurazione. A posteriori l’isola è piena di autonoleggi locali che si fanno concorrenza, e quindi forse si riesce a risparmiare qualcosa prenotando in loco, ma non sono molti quelli che offrono franchigia nulla (anzi, non ne ho visti nessuno, o almeno nessuno la pubblicizzava… tenete conto che però, avendo già prenotato, non abbiamo cercato tanto).
L’esperienza con Cicar (che abbiamo utilizzato anche a Fuerteventura) è stata abbastanza positiva: tutte e due le volte avevamo prenotato una Opel Corsa del 2011, e ci hanno dato due Opel Astra, una Diesel e una Benzina, entrambe con quasi 100000 km ma in buono stato (anche se con qualche piccolo difetto in una guarnizione dello sportello posteriore la prima e con il paraurti frontale danneggiato la second). La benzina poi costa circa 1 euro, con il diesel che va intorno a 0.9, quindi rispetto a fare il pieno in Italia si risparmia un bel po’… Sarà per questo che tra due isole, in 12 giorni, abbiamo fatto 1700km? :P

Con l’auto ci siamo recati subito ad Arrecife, capitale dell’isola. E’ una città vera e propria, molto meno turistica rispetto alle altre località sulla costa, ma ha comunque qualche cosa di interessante da vedere: il castello di San Gabriel era una fortezza raggiungibile con un camminamento in pietra sull’acqua dalla terraferma (interrompibile mediante un ponte levatoio) da cui la città veniva tenuta sotto controllo dalle invasioni di eventuali aggressori. Un altro gioiello della città, che però abbiamo scoperto solo l’ultimo giorno, quando ci siamo tornati, è Playa de Reducto, spiaggia dalla sabbia bianca molto bella e riparata, in cui il mare, nel pomeriggio, si ritira e lascia una lunga striscia di bagnasciuga con acqua bassa, in cui potersi stendere e rilassarsi. Ovviamente il tutto con l’acqua cristallina e la sabbia chiara tipica di quest’isola.
Sempre ad arrecife merita una visita anche El Charco, una zona in cui il mare rientra verso il centro della città formando una laguna attorno a cui sono presenti qualche ristorante e un paio di locali.
Qui abbiamo scoperto una cosa tipica delle Canarie, che nei posti turistici non si avverte: alle 14 i negozi chiudono, ed inizia la siesta, che solitamente dura fino alle 17. E non viene fatta solo dai piccoli esercizi, ma anche dai centri commerciali e dai grandi supermercati. Questo rende ovviamente un po’ più complesso trovare qualcosa da fare nelle ore più calde della giornata, quando è sconsigliabile stare sulla spiaggia, ma è una prerogativa delle zone non turistiche, quindi non crea troppi problemi.



La Fundacion Cesar Manrique è diventataun museo dopo la morte dell'artista, che ha perso la vita nel 1992 a seguito di un incidente stradale. Manrique ha influenzato tutta l'architettura e l'urbanistica dell'isola (fa eccezione la sola Arrecife) e questa casa rappresenta il sunto della sua opera e della sua idea. Tutto qui è forma e integrazione con la natura e con l'ambiente circostante, qui le pareti bianche contrastano con il rosso e il nero del paesaggio vulcanico, e i giochi d'acqua rendono il posto magico. Contrariamente all'impressione che avevo avuto vedendo i lavori di Gaudì a Barcellona, questa casa è molto funzionale, si vede che tutto, oltre che come espressione artistica, è studiato per essere vissuto, non solo visto, dal barbecue ai divani, al laghettocon una piccola cascata. Tutti gli ambienti di origine vulcanica sono stati, nel sotterraneo, trasformati in stanze che valgono davvero la pena di essere viste.


Il giorno successivo, mentre tornavamo verso Puerto del Carmen, ci siamo fermati a Puerto Calero, pasino vicino in cui attraccano yacht e grosse barche che vengono a visitare l'isola. Si ha un grazioso pontile, costeggiato da deliziosi ristorantini di pesce e da eleganti negozietti, e le grosse barche fanno bella mostra di se. L'acqua, a dispetto del porto, è chiara e frequentata da grossi branchi di pesci. Ovviamente non è Montecarlo, ma è lo stesso una passeggiata gradevole :)

La seconda località turistica dell'isola, dopo Puerto del Carmen, è Costa Teguise. A pochi chilometri da Arrecife, anche questa località è piena di negozi e locali tra cui passeggiare. E' formata da 5 spiagge sabbiose molto grandi e spaziose, anche se a mio parere più brutte di Playa Grande.
Il venerdì sera si tiene a Costa Teguise un mercatino dell'artigianato abbastanza carino, e la piazza e le strade circostanti si popolano di turisti e di locali aperti fino a tardi. Il consiglio però è di non indugiare troppo nello shopping, perché l'isola offre altre occasioni a prezzi migliori la domenica mattina, quando si tiene il mercato di Teguise : questo mercato è davvero grande, e richiama turisti e visitatori locali da ogni parte dell'isola (e vengono addirittura organizzati dei tour dalla vicina Fuerteventura). Se arrivate in macchina, come noi, potete parcheggiare in uno dei tanti posteggi disponibili a pagamento (un paio di euro per tutta la mattinata) e poi tuffarvi in mezzo a banchi e banchetti. Qui si trovano gioielli e bigiotteria (soprattutto dell'onnipresente pietra lavica e di Olivina, tipica pietra di Lanzarote), artigianale o meno, prodotti tipici per il corpo all'Aloe (dal burro di cacao alle creme, ai saponi), magliette e souvenir vari, oltre che cibo a tanto altro. Gli abitanti locali organizzano anche piccole bande che suonano musica di Lanzarote, vestiti nei caratteristici abiti di queste isole. Un'esperienza da non perdere!

Devo dire che noi abbiamo davvero apprezzato lo shopping in questo mercato: prezzi bassi, ottima scelta e prodotti caratteristici!



Ma l'attrazione che più di tutte ci ha colpito è stata il "Jameos de Agua": un Jameos è un tunnel (in questo caso di origine vulcanica) il cui tetto è crollato, lasciandolo a cielo aperto. In questo tunnel la particolarità è che il tetto è crollato solo in parte, e nella parte intatta c'è una splendida pozza d'acqua davvero suggestiva. Non appena si scendono gli scalini ci si trova di fronte a questa grotta piena di acqua cristallina, davvero suggestiva! Attraversando il piccolo passaggio accanto alla pozza d'acqua lo spettacolo è suggestivo. In
questa pozza vive una specie di piccolo granchio unica al mondo, minacciata purtroppo dall'inciviltà delle persone, che buttano monetine nello specchio d'acqua, alterandone lo stato chimico.

Ai bordi dello specchio d'acqua sono stati realizzati un ristorante e un bar, che la sera nei weekend organizzano un aperitivo davvero suggestivo (anche se purtroppo non ci siamo stati). Oltre il ristorante sono presenti altri scalini, ricavati nella roccia, che portano a una bella piscina realizzata da Manrique, e intorno è stato realizzato un piccolo museo sull'attività vilcanica delle isole (non troppo interessante). che dire, il Jameos vale veramente la pena!!!
Gli 8 euro spesi sono ampiamente ripagati! Tanto che ci è dispiaciuto non visitare “Cueva de Los verdes”, un percorso che si snoda per un paio di chilometri nel sottosuolo tra grotte vulcaniche.

Tornando verso il sud abbiamo visitato anche il “Jardin de Cactus” (5€), un bel giardino in cui sono raccolte centinaia di specie diverse di queste belle piante grasse, alcune davvero grandi e interessanti.Il giardino è organizzato a cerchi su vari livelli, e nel mezzo sono presenti piccoli ruscelli e ponticini che ne fanno quasi un parco, divertente da percorrere a piedi. In fondo al giardino è presente anche un mulino a vento restaurato, che può essere visitato, simile a quelli che in passato venivano usati per macinare il miglio tostato o il mais per ottenere il “Gofio”, una farina tipica delle Canarie che viene usata praticamente in tutte le preparazioni culinarie di queste isole.


Una delle cose che invece abbiamo rimpianto è il "Mirador del Rio". Per ben due volte ci siamo recati fino all'estremità nord dell'isola per godere della splendida vista che, si dice, sia una delle più belle di Lanzarote, ma purtroppo entrambi i giorni abbiamo trovato nebbia (una volta il pomeriggio, una volta la mattina) e vento forte. Abbiamo comunque fatto una passeggiata vicino all'entrata, dove una stradina che si avventura lungo il costone roccioso permette di ammirare, anche tra la nebbia, "La Graciosa", ma sono convinto che se fossimo potuti scendere nel punto d'osservazione creato da Manrique in un giorno limpido lo spettacolo sarebbe stato incredibile! Se siete più fortunati di noi, il costo era di 4.5€, e all'interno dovrebbe essere presente anche un bar, da cui si gode di un panorama meraviglioso.

Nel pomeriggio del secondo tentativo fatto per il mirador siamo andata a "Yaiza", villaggio situato a sud di Lanzarote, che ha vinto più di una volta, almeno secondo la nostra guida, il titolo di paesino più bello di tutta la Spagna! A dire il vero non ci ha fatto una grandissima impressione (complice l'incavolatura di qualcuno per problemi alla macchina fotografica a causa della sabbia del giorno prima :P), ma è comunque vero che l'architettura del villaggio è particolare, ed è stata fonte di ispirazione per Manrique, che l'ha diffusa in tutta Lanzarote. In passato la cittadina è stata semidistrutta dalla grande ultima eruzione del vulcano "Timanfaya", ma oggi non se ne vedono gli effetti. Passando abbiamo visto anche il ristorante La Era, che la nostra guida indicava come elegante ristorante creato e disegnato da Manrique stesso.

Da "Yaiza" si può dirigersi verso il malpais, come lo chiamano qui, il territorio arido e vulcanico dove si coltivano le viti. Nella valle de "La Geria" lo spettacolo è incredibile: il terreno è inospitale e coperto di sabbia vulcanica, nella quale gli abitanti hanno creato delle conche nelle quali mettere le viti, una per ogni conca. Ogni conca è attentamente riparata da un muretto di rocce laviche, a forma di ferro di cavallo. L'impressione è quasi quella di una struttura artistica, piuttosto che di una coltivazione. Da queste viti nasce un'uva molto particolare, per la composizione del terreno, e si produce un Malvasia dolce molto buono.
Lungo il malpais si trovano diverse botteghe che vendono vino o organizzano escursioni ai vigneti: noi ci siamo fermati a "El Grifo", consigliato dalla nostra guida e "bodega" più antica delle Canarie. Devo dire che il vino ci è piaciuto molto :)


Il giorno successivo siamo stati al "Parco nazionale del Timanfaya", e lo spettacolo non ci ha deluso!!! All'entrata del parco nazionale una stradina si avventura in un paesaggio surreale, sembra di essere in un dipinto di Dalì. La pietra lavica secca ai bordi della strada riporta ancora le forme solidificate del magma che eruttò dal vulcano più di 200 anni fa, e sembra di muoversi in uno scenario di un altro pianeta!!! Dopo poco si trova un punto di osservazione, da cui si possono scattare alcune foto (se si resiste al vento forte) e da cui partono anche i giri sui dromedari alle pendici del vulcano! I dromedari sono equipaggiati con un doppio sedile, in cui due persone si siedono una da una parte e una dall'altra della gobba (eventualmente con un bambino in mezzo) e ci si avvia per le pendici del monte! Purtroppo non abbiamo fatto il giro :(
Poco più avanti, senza alcuna segnalazione decente (tanto che lo abbiamo superato per poi tornare indietro... ) si trova l'ingresso che porta all'"Islote de Hilario", dove si trova un ristorante e da dove parte il piccolo bus che porta lungo tutto il percorso intorno ai crateri del timanfaya, fino in cima. Il percorso è spettacolare: si vedono crateri e strapiombi, e si possono osservare i canali dove scorreva la lava, e i tunnel crollati, il tutto con una audio guida che racconta la storia della grande eruzione. Anche il ristorante è interessante: negli 8 euro sono inclusi, oltre all'accesso, il giro in autobus e una dimostrazione della forza del vulcano; i tre fenomeni mostrati sono la paglia che si incendia se buttata in una buchetta di non più di 4 metri di profondità (in cui la temperatura già supera i 300°C), dei Geyser che si sprigionano buttando dell'acqua in alcuni tubi piantati nel terreno e soprattutto un grill posto sopra un pozzo vulcanico, dove la carna(degli spiedini nel nostro caso :P) viene grigliata e cotta grazie al calore del vulcano, e rappresenta la più grande attrazione di questo ristorante.
Inutile dire che la visita vale senza dubbio il prezzo del biglietto!


L'ultimo giorno prima di andar via siamo andati nel sud dell'isola, a vedere le spiagge di Playa Blanca. Questa rappresenta il terzo polo turistico di Lanzarote, dopo Playa del Carmen e Costa Teguise. E' formata da alcune baie di spiagge sabbiose, in genere meno ventose che nel resto dell'isola. A Playa Blanca c'è anche un grazioso molo pieno di negozietti di souvenir e di ristoranti caratteristici.
Le spiagge sono chiare e molto belle, e il mare limpido, anche se sono più piccole e più affollate rispetto a quelle delle altre due località.
Poco distante dal molo c'è il porto, da cui partono i traghetti per Fuerteventura e per le escursioni per vedere il fondale marino o visitare la famosa Playa de Papagayo (che non abbiamo visto). E' qui che la mattina del giorno dopo siamo venuti a riconsegnare la nostra macchina e siamo saliti a bordo del Fuerteventura Express (12 euro a persona), da cui abbiamo dato un saluto a questa meravigliosa isola che è Lanzarote, e che ci ha portato, in 45 minuti, a Corallejo, porto turistico a nord di Fuerteventura... Ma questa è un'altra storia!